Cinema

In Sala. Che strano chiamarsi Federico

Valentina Esposito

Dalla Mostra di Venezia alle sale dei cinema italiani, il documentario di Ettore Scola è il ritratto nostalgico non solo di Federico Fellini, ma di un’epoca intera

Presentato nella sezione Fuori Concorso alla 70esima Mostra del Cinema di Venezia, è in sala Che Strano Chiamarsi Federico – Scola racconta Fellini, il documentario diretto da Ettore Scola che racconta con uno stile inedito il suo Fellini a vent’anni dalla scomparsa.

Attraverso l’allestimento di un set rievocato nel famoso Teatro Cinque di Cinecittà, culla e macchina dei sogni felliniani, la vita di Federico Fellini si trasforma in un breve film: dal mitico giornale satirico italiano Marc’Aurelio, fucina di talenti nel quale Scola incontrerà proprio Fellini, agli anni più maturi attraverso i quali raccontare le molteplici sfumature di Fellini, l’insonnia e quel pozzo traboccante di creatività che esploderà nella fine del documentario in un’indimenticabile carrellata di scene cult dei suoi più grandi film, accompagnata dalle inscindibili melodie circensi.

La prima parte in bianco e nero ha i tratti di un biopic, e racconta dell’attività di scrittore e vignettista del giovane Federico, al fianco di una manciata di altri scrittori e poi noti sceneggiatori come Maccari, Mosca, Scarpelli, Age , Steno e poi anche Scola in una ricostruzione punteggiata da nostalgia che ben offre la ricchezza del clima culturale dell’epoca. La seconda parte si concentra sul rapporto Scola- Fellini, quando per curare l’insonnia del regista riminese i due se ne andavano girando in auto per Roma incontrando quel popolo della notte che sarebbe finito nei personaggi dei loro film. Non manca qui il coinvolgimento di Sergio Rubini, nei panni rievocativi del madonnaro di C’eravamo tanto amati, che ha spesso parlato del ricordo in lui sempre vivo di Fellini.

Un documentario che forse più che tale, vuole essere una raccolta personale d’archivio, disegni, ricordi e ricostruzioni che ne mostrano l’urgenza emotiva di raccontare un passato mitico e un amico visto come costante fonte d’ispirazione, maestro nel saper cogliere e modellare con entusiasmo la vita: non vi è infatti logica narrativa ma per lo più temporale. E’ proprio lo stile di ricostruzione l’elemento più inedito del lavoro di Scola che libera sentimenti e ricordi, ma anche immagini suggestive come quella indimenticabile e poetica di un Fellini girato di spalle che contempla il tramonto in riva al mare

L’urgenza di raccontare però non aiuta del tutto il regista di Trevico, che non riesce a darci completamente un suo sguardo personale nel tinteggiare il ritratto di Fellini, finendo per sovrapporsi alle immagini di un Fellini già noto all’immaginario del pubblico.


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: Ettore Scola
  • Fotografia: Luciano Tovoli
  • Musiche: Andrea Guerra
  • Cast: Giulio Forges Davanzati, Tommaso Lazotti, Maurizio De Santis, Ernesto D’Argenio, Giacomo Lanzotti, Sergio Rubini
  • Sceneggiatura: Ettore Scola, Paola Scola, Silvia Scola

Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti