Cinema

In another country

Valentina Esposito

Per la prima volta in Italia esce nelle sale un film dell’acclamato regista Sud Coreano Hong Sang-soo, con una Isabelle Huppert divisa tra storie in fondo simili

Costante frequentatore di festival e poco conosciuto al grande pubblico Hong Sang-soo sbarca nelle sale italiane per la prima volta con il suo In Another Country, presentato in concorso al Festival di Cannes 2012, puntando sul fascino delicato e un po’ svampito di Isabelle Huppert, nei panni di una francese persa in una grigia e silenziosa Corea.

Anne (Isabelle Huppert) è ospite del West Blue Hotel di Mohang: intorno a lei una spiaggia dal fascino desolante, un faro (in)visibile e una leggera pioggia che picchietta in silenzio sui suoi tre percorsi. Una volta nei panni di una regista di successo, un’altra nei panni di un’amante che scappa in Corea per vivere una segreta storia d’amore, e un’ultima volta ancora è una casalinga abbandonata che cerca di ritrovare un suo baricentro. Tre donne dal carattere sottilmente diverso, ma accomunate dalla ricerca di un calore umano, meglio ancora se si tratti di un amore che arrivi all’improvviso e che faccia da evento sconvolgente al loro viaggio-fermata di ristoro. E’ lo strano e curioso bagnino a fare da costante all’interno delle tre storie, ammaliato dal fascino straniero di Anne che offre l’occasione al regista di giocare sulle debolezze degli uomini coreani.

L’amore e le sue molteplici sfaccettature è materia molto amata dal regista coreano, che in questo film ne fa un evento sfuggente che come le più belle scene di un film hanno bisogno di tempo, cure e di ripetizioni frequenti. Ed è quello stesso amore che confessa il regista al cinema, la sua “Another Country”: una terra di mezzo in cui immaginare, sognare e riprovare infinite variazioni anche se il soggetto è sempre lo stesso. Il film, che è stato anche sintetizzato banalmente come un susseguirsi di situazioni stereotipate, è piuttosto un omaggio e un esercizio di stile che svela i meccanismi dell’immaginazione di chi il cinema lo fa con il cuore, e non è un caso che spesso i protagonisti siano registi o attori, e che l’incipit parli della scrittura come un atto che distenda i nervi e che quindi renda lo scrittore/regista demiurgo di un mondo tutto personale.

Fedele a questo intento meta-cinematografico è anche la fruizione che caratterizza la narrazione: non passano inosservati i frequenti zoom dal campo totale sui personaggi o su un elemento apparentemente secondario che ci svela un frammento della loro anima.

La leggera lezione della commedia di Hong Sang-soo è quella di imparare a concentrarsi soprattutto sul come: non ha importanza se il soggetto sia sempre lo stesso perché sarà la sperimentazione e la ricerca costante a dargli un immagine sempre diversa, pronta a mostrare sempre un nuovo segreto nell’eterno ritorno dell’uguale della realtà e della macchina cinematografica.


Dettagli

  • Titolo originale: Da-reun na-ra-e-seo
  • Regia: Hong Sang-soo
  • Fotografia: Jee Yune-jeong, Park Hong-yeol
  • Musiche: Jeong Yong-jin
  • Cast: Isabelle Huppert, Yu Jung-sang, Yoon Yeo-jeong, Jeong Yu-mi
  • Sceneggiatura: Hong Sang-soo

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