Cinema

Bertolucci In Vista. Prima della rivoluzione

Pasquale Parisi

Presidente della Giuria alla Biennale Cinema di Venezia, Scene Contemporanee celebra l’opera immortale del maestro Bernardo Bertolucci, film per film: Prima della rivoluzione, la nouvelle vague italiana di un giovane e le sue passioni.

In linea con la prodigiosa precocità che l’aveva condotto, ventunenne, a dirigere il precedente La commare secca, Bernardo Bertolucci firma la regia del suo secondo lungometraggio a soli ventitré anni. Dato, questo, ben più rilevante di quanto possa sembrare, dal momento che Prima della rivoluzione è un film su di un giovane realizzato da un giovane, personaggi che vanno ad influenzarsi fino al punto da rendere difficile capire quanto appartenga effettivamente ad ognuno.

Uno dei due giovani, naturalmente (quello dietro la macchina da presa), è un individuo assolutamente fuori dal comune, già in grado di trarre una sintesi filmica coerente ed incisiva dalle numerose suggestioni delle quali è oggetto. Prevedibilmente, è la parte letteraria a prevalere: allontanandosi dalle influenze pasoliniane del primo lungometraggio, Bertolucci trae le coordinate dalla Certosa di Parma di Stendhal, romanzo ripreso vagamente in qualche tratto e chiaramente omaggiato nella scelta dei nomi dei personaggi.

Il protagonista Fabrizio (Francesco Barilli) è un giovane uomo dell’alta borghesia parmense, fidanzato con la stupenda Clelia (Cristina Pariset) ed iscritto al PCI. L’adesione politica, supportata dall’amico e mentore Cesare (Morando Morandini), e vissuta con passione strabordante e vuota, diviene lo stimolo a scardinare l’equilibrio nel quale il giovane sta per venire sommerso. Il punto di rottura è individuato dalla morte per annegamento (probabilmente un suicidio) dell’amico Agostino (Allen Midgette); l’inquietudine di Fabrizio comincia a crescere, trovando un ideale punto di sfogo nella figura della bella zia, di pochi anni più anziana di lui. Gina (Adriana Asti) è carismatica quanto volubile, e passa repentinamente dal gioco alla sensualità alla malinconia; la donna, giunta a Parma da Milano per curare un esaurimento nervoso, finisce per intessere con il nipote una relazione inconsciamente vissuta come ideale mezzo per sovvertire convenzioni sociali che finirebbero irrimediabilmente per rifiutarla.

Non che la relazione arrivi a scontrarsi apertamente con la società, poiché non uscirà mai dalla clandestinità nella quale ha avuto origine: il momento della “rivoluzione”, che Fabrizio pensa di stare avvicinando con le proprie azioni, è destinato a rimanere inattingibile. Il giovane è bloccato nel limbo localizzato prima del grande rivolgimento, nel momento in cui un individuo (così come un popolo, per non abbandonare la metafora politica) può decidere di prendere possesso delle proprie sorti, orientando il suo futuro. Prerogativa forse di un uomo più grande di quanto egli stesso sia: ad ogni nuovo passo del proprio cammino, Fabrizio si trincera maggiormente nella propria impotenza, arrendendosi senza una resistenza troppo strenua a contingenze davanti alle quali già non può nulla.

Il giovane finisce infatti, immancabilmente, per abbandonare la relazione controversa e la fede politica, rassegnandosi al matrimonio con Clelia ed ai toni grigi della vita borghese. Di fronte a quel momento di cui Gina ha preso coscienza in ritardo, da cui Agostino si è fatto annientare, di cui Cesare attende il compiersi impossibile, il protagonista sceglie la strada più comune: si lascia trasportare, in una indolenza che segna già il resto della sua vita, incanalata senza uscita sui binari che lo condurranno a quella borghesia che non molto tempo prima disprezzava fermamente.  Il fervore sovversivo viene ricondotto all’omologazione per il tramite della disillusione anche nei confronti dell’ideologia, in una riflessione sul passaggio all’età adulta dalla lucidità quasi incredibile, per un artista tanto giovane.

Ancora più sbalorditivo, in Prima della rivoluzione, è lo stile già pienamente maturo, che riesce a sposare visivamente i momenti più lirici alla straordinaria colonna sonora di Ennio Morricone e Gino Paoli, mantenendo in altri momenti una cadenza musicale accompagnata perfettamente dalla quasi totale rinuncia al colore, che dà tono solenne al grigio della città come ai corridoi bianchissimi del Teatro Regio, scenario dell’ultimo incontro dei due amanti, sulle note del Macbeth di Verdi.  Primi piani drammatici ed ampi movimenti di macchina si susseguono in una alternanza che riflette elegantemente il tormento dei protagonisti, mentre i ritmi somigliano spesso a quelli che condurrebbe un Godard più composto, dando pieno credito a tutti coloro che hanno individuato in Prima della rivoluzione uno dei pochissimi esempi di nouvelle vague italiana.


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: Bernardo Bertolucci
  • Fotografia: Aldo Scavarda
  • Musiche: Gino Paoli, Ennio Morricone
  • Cast: Adriana Asti, Francesco Barilli, Allen Midgette, Morando Morandini, Cristina Pariset, Cecrope Barilli
  • Sceneggiatura: Bernardo Bertolucci, Gianni Amico

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