La Famiglia
Su MyMovies Live è tornato in streaming il classico di Ettore Scola, all’alba del suo prossimo ritorno dietro la macchina da presa per ricordarci il suo valore di commediante e pensatore.
Riproposto in streaming su MyMovies Live è La Famiglia: la storia di una famiglia medio-borghese romana in un arco di tempo che va dal 1906 al 1986, uno dei film più amati di Ettore Scola, avvalsosi di un notevole cast in cui spiccano Vittorio Gassman, Stefania Sandrelli, Fanny Ardant, Carlo e Massimo Dapporto e due giovani Ricky Tognazzi e Sergio Castellitto.
E’ Carlo (Vittorio Gassman), professore di Lettere ottantenne e nonno che racconta le vicissitudini della sua famiglia: la sua voce fuori campo ci accompagna dal momento del suo battesimo fino allo sfaldarsi di quel ricco nucleo familiare in cui è nato e cresciuto. I tempi cambiano, le esigenze di un mondo nuovo si fanno sentire, e mentre l’Italia tenta di darsi una sua identità ad ogni tragico dopoguerra, sempre in balia dei suoi interiori dissidi politici, anche la famiglia risente di ciò che accade lì fuori, invano protetta dalle sue rassicuranti pareti e dai suoi lunghi corridoi.
Il film è uno spaccato sociologico, meno psicologico, da cui induttivamente è possibile cogliere la metamorfosi della famiglia italiana in relazione a quelli che sono stati tra i tempi più duri della storia, caratterizzati da forti scosse politiche e sociali, dalle due grandi guerre e dal fascismo. In questo possiamo rivedere l’anima impegnata di Scola, la sua filmografia accoglie anche documentari e quel tratto documentaristico, teso alla ricostruzione di un’epoca per coglierne le trasformazioni e la malinconia portanta sulle spalle dai suoi protagonisti, una sfumatura ad esempio presente anche nell’indimenticabile C’eravamo tanto amati (1974).
Come già per altre regie come Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa, C’eravamo tanto amati, Una giornata particolare e La Terrazza anche ne La Famiglia si rinnova il sodalizio tra Scola e le melodiose musiche di Armando Trovajoli, offrendo un valore aggiunto ai movimenti di macchina che circoscrivono la narrazione della vita famigliare unicamente all’interno della casa. Le lente carrellate che scorrono lungo il suo corridoio, arrivano sempre precise e puntuali a raccontarci visivamente che gli anni stanno trascorrendo suddividendo la storia in capitoli di circa dieci anni: non solo lo spazio-tempo cambia, ma anche quello spazio-luogo sembra diventare sempre più vuoto, distante e diverso.
La domestica e la nipote, il medico amico di famiglia, le zie, i nonni, i cugini all’inizio del novecento e del film, sono i personaggi che non rendono mai la casa vuota anche perché alcuni condividono lo stesso tetto. Le zie di Carlo infatti resteranno per lungo tempo con lui e, diversamente dai figli, vivrà la vita matrimoniale nella sua casa natale e restandovi anche quando tutti saranno andati via. I suoi figli sono l’emblema di una nuova generazione, in parte anticipata da Giulio (Massimo Dapporto), fratello di Carlo, che sta perdendo i vecchi valori saldi e borghesi della famiglia e della casa intesa non semplicemente come alloggio, ma come focolare. Tuttavia è un inevitabile cambiamento perché morbi come la crisi del dopoguerra, le macerie lasciate dal fascismo e le grandi difficoltà lavorative per gli intellettuali – come Carlo che non ha voluto cedere al regime – “distraggono” anche i genitori. Genitori che non abbandonano la prole ma si ritrovano a fronteggiare nuovi problemi, quelli che il benessere riusciva a tenere lontano dalle mura della casa. Così qualcuno ha cominciato a perdersi sollevando i muri dell’incomunicabilità che da Carlo e suo figlio Paolino (Ricky Tognazzi) arriveranno fino al piccolo Carletto (Sergio Castellitto), costretto a vedere la sua famiglia sfasciata già dalla sua infanzia. La facilità con cui ci si sposa e ci si può separare rivoluzionano non solo la vita familiare quindi, ma anche le idee e le vite dei figli.
Il tocco d’autore di Scola è il suo tingere le commedie sempre di una velata malinconia: non si tratta di amarezza, bensì della consapevolezza che le evoluzioni e i cambiamenti del tempo vanno accettati per ciò che sono, magari ponendosi al loro cospetto con quella curiosità e stupore come fa il vecchio Carlo nel vedersi contornato soprattutto da persone da lui poco conosciute, al momento della foto di famiglia. E’ il segno che la famiglia è cambiata: forse è diventata anche più numerosa, in alcuni casi ha anche valicato l’antica concezione del rapporto di sangue, ma con un nucleo che non nasconde la sua vulnerabilità alla solitudine.
Rivedere oggi La Famiglia, uscito nel 1986 quasi per riflettere su come quell’ottimismo, il boom economico e la spensieratezza degli anni Ottanta avessero alle spalle dei giorni grigi sospesi e sorretti da speranze disilluse, ci mostra come la nostra sfera privata sia inevitabilmente messa in discussione dalla sfera pubblica, e che proprio per questo l’una non deve dimenticare i principi e le potenzialità del suo ruolo d’equilibrio nei confronti dell’altra. C’è un dialogo incessante tra la vita interna ed esterna della famiglia che traspare per tutto il film, e Scola da acuto regista si pone dietro lo spioncino della macchina da presa per raccontare attraverso un linguaggio cinematografico fatto suo, ottanta anni di vita del nostro paese tra echi neorealisti e un delicato valzer da commedia.