L’uomo d’acciaio
L’atteso secondo reboot incentrato sul supereroe dei fumetti Superman arriva nei cinema italiani legato ai suoi evidenti pregi e difetti.
“Dovrai decidere che tipo di uomo vuoi diventare da adulto, chiunque sarà quell’uomo, buono o cattivo, è destinato a cambiare il mondo“. Questa citazione di Jonathan Kent (Kevin Costner), tra le tante, è la più esemplificativa per comprendere la direzione che L’Uomo d’Acciaio, il nuovo reboot cinematografico su Superman (qui il nostro focus), ha tentato di prendere. Scrivo tentato perché qualcosa s’è perso per strada, nonostante le quasi due ore e mezza di visione. Zack Snyder, autore di altri importanti e riusciti cinecomic come 300 e Watchmen, ce la mette tutta e il suo sforzo non è da considerarsi vano.
Krypton è sull’orlo del collasso, ma a poche settimane dalla distruzione una guerra civile, capitanata dal comandante Zod (Michael Shannon), è ancora in atto. Nel contempo, Jor-El (Russel Crowe) decide di salvare il suo unico figlio, Kal-El (Henry Cavill) mandandolo su un pianeta sconosciuto: la Terra. Il giovane, cresciuto dai Kent, affronterà il peso dell’emarginazione e lotterà con se stesso per capire che tipo di uomo vorrà diventare. Dopo un lungo viaggio in cui scoprirà le sue origini, Kal si mostrerà al mondo per chi è in realtà proponendosi come suo salvatore contro la minaccia del sopravvissuto Zod.
La regia di Snyder si innova rispetto alle sue precedenti esperienze, soprattutto da un punto di vista visivo, abbandonando le caratterizzazioni comic per una fotografia più naturale con Amir Mokri, sostituto del suo compagno abituale Larry Fong. Inoltre, se da una parte abbiamo degli stili di ripresa con tendenze classiche, dall’altra la dinamicità della macchina da presa è impressionante, in particolare nei voli e nei combattimenti aerei.
Se a Snyder non si può biasimare nulla, tutt’altro, lo stesso non vale per David S. Goyer. Lo sceneggiatore si mostra ancora una volta un buon artigiano, ma non di certo un fuoriclasse. Non guidato dai fratelli Nolan, mostra tutti i suoi limiti. Il film è infatti troppo confusionario. La sua colpa è voler raccontare tanto, troppo, finendo col dover lasciare molto in sospeso (mangime per un sequel). Ma l’idea di fondo è apprezzabile: la crescita morale di un ragazzo, poi uomo, che deve diventare prima l’Eroe e poi la sua “maschera” (e cioè il Clark Kent occhialuto), in quella che è a tutti gli effetti una doppia evoluzione per trovare un posto nel mondo.
Di forte impatto la ricostruzione morfologica del pianeta Krypton, per la prima volta mostrato sullo schermo, e i costumi futuristici dei suoi abitanti. Il lavoro di Alex McDowell (scenografo), James Acheson e Michael Wilkinson (costumi) è minuzioso e coinvolgente. Insomma, è stata messa la prima pesantissima pietra. La sensazione è che senza uno o più sequel Man of Steel sia destinato ad essere considerato un film incompleto. Ma confidiamo – vedi il box office – che così non sarà.
Dettagli
- Titolo originale: Man of Steel
- Regia: Zack Snyder
- Fotografia: Amir Mokri
- Musiche: Hans Zimmer
- Cast: Henry Cavill, Amy Adams, Kevin Costner, Michael Shannon, Russell Crowe
- Sceneggiatura: David S. Goyer