Editoriali "Libri"

Di top 10, stroncatori e perdite di tempo sulle perdite di tempo.

Francesca Fichera

“Bene o male, purché se ne parli”: vale anche in letteratura?

 

Si è tanto parlato de Lo Stroncatore, intelligente esperimento – targato Tumblr – che prevede la raccolta delle stroncature più assurde del web ai danni dei grandi classici della letteratura. Leggendole, balza subito all’occhio la natura ambivalente del termine “assurdo”, che potrebbe riferirsi tanto al fatto in sé – l’immensa quantità di critiche negative riferite a opere rese intoccabili dal Tempo – quanto al modo inconsistente con cui ciascuno di questi commenti – “recensione” è parola grossa nonché abusata – porta avanti la sua tesi.

Naturalmente, scopo de Lo Stroncatore è quello di far ridere, cosa in cui riuscirebbe se non fosse per il paragone tra Anna Karenina e un Harmony e, ancor più grave, quel “bisogna informarsi di più” a conclusione della sentenza sulla pretenziosità di Se questo è un uomo. D’altra parte c’è chi si spiega il tutto presumendo intenti provocatori da parte degli autori dei commenti (perlopiù blogger), e chi invece ne trae il pretesto per emettere altre e più azzardate sentenze sulla (presunta) pericolosità di chi si apre un blog «perché non sa né fare né insegnare».

In realtà non c’è niente di spaventoso nella democratizzazione del sapere, nella sua diffusione ultrapopolare sul filo del rasoio delle mode – fra le quali spicca quella, all’ultimo grido, di criticare le mode stesse, come le temutissime top ten a base d’arte che impazzano su Facebook e siti internet sotto il naso arricciato di molti finti snob. Non soltanto ciò a cui si guarda come a un vero e proprio spauracchio è un processo che si trova a uno stadio talmente avanzato da risultare inarrestabile, ma è anche, e più d’ogni altra cosa, la base culturale per un necessario sovvertimento delle gerarchie della conoscenza, per la ciclica e vitale messa in discussione dell’autorità che ha reso possibili i grandi cambiamenti storici.

Con questo, è da chiarire, non s’intende omaggiare l’ignoranza, vera o simulata, che trapela dalle stroncature de Lo Stroncatore o dalle liste di libri tutte uguali. Qui si vuole soltanto invitare a considerare i fenomeni non in base alla loro portata, bensì alla loro natura: chi di Italo Svevo o di Fëdor Dostoevskij sa dire soltanto “noioso”, “lento” o “pesante”, senza addurre motivazioni reali e ricercate, rimarrà solo un blogger, sperduto in un antro qualsiasi del web, che non possiede gli strumenti giusti, o quelli affinati, per capire veramente ciò che legge. Perché la profondità della teoria è rivelata solamente dalla pratica.

Il problema vero è quando i “noioso”, “lento” o “pesante”, privi di qualsiasi profondità, provengono da bocche, da penne o da tastiere, a cui la società ha conferito un peso. E allora ben venga che si parli di libri ovunque e comunque: prima o poi, saranno i blogger bravi e preparati a destituire dai loro troni i dinosauri della fama. A chiedersi il perché di ogni virgola, ridiscutendo le modalità di accesso al mondo. Non c’è stroncatura più grande di questa.



Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti