Editoriali "Libri"

Mai giudicare un libro dal formato

Francesca Fichera

Quando la lettura diventa trend, fra benefici e degenerazioni.

Il 1 marzo compra un libro”: è lo slogan che, lo scorso sabato, ha campeggiato sulle homepage di pagine e siti culturali italiani d’ogni livello (si diceva nel precedente editoriale), per reagire positivamente alle provocazioni che hanno visto in prima istanza coinvolti – e purtroppo anche avvolti, ma dalle fiamme – i cari amici libri.

Certo di slogan è pieno il mondo, e non verrà additato proprio quello che promuove una campagna di sensibilizzazione alla lettura. Sono ben altri i luoghi comuni da combattere. Sebbene, e questo forse un po’ sorprende, non ci si debba allontanare troppo dall’orbita semantica del leggere per incappare in uno di questi. Basta prendere ad esempio una qualsiasi vignetta che vede protagonista un libro per rendersi conto di quanto ancora c’è da lavorare affinché alcune trasformazioni vengano assorbite in modo positivo.

C’è chi parla di dietrologia, chi di retorica; eppure, talvolta è necessario ricorrere a uno dei due suddetti stratagemmi per mettere al riparo i traguardi culturali più importanti dalla valanga reazionaria. Fra questi ultimi, l’e-book: un ‘dèmone degli anni zero’ a metà della corda tesa fra scettici e tecno-entusiasti. E chi di voi non ha almeno una volta letto o sentito, in commento a una delle citate vignette o all’interno di una qualsiasi discussione sul tema: “l’e-book non ha odore” – “io un libro lo vivo, l’odore delle sue pagine non lo baratterei con niente al mondo! – “vuoi mettere lo sfogliare un libro con uno di questi aggeggi senz’anima”?

D’improvviso il web pullula di lettori o, meglio, di annusatori di libri. Al punto da domandarsi quanti di questi facciano sul serio e quanti rappresentino l’ennesimo effetto di un word of mouth telematico capace di spersonalizzare perfino gli stimoli più intimi. Perché qualcuno che ha il coraggio di dire “sinceramente io adoro leggere, ma trovo che i libri puzzino” ci sta sempre. Perché c’è chi davvero ama inebriarsi d’inchiostro e, in egual misura, cambiare pagina con una lieve pressione del dito sul suo e-reader – che è ecologico (meno alberi distrutti), economico (i formati costano di meno), maneggevole e facilmente trasportabile.

Ma è altrettanto vero che un libro cartaceo si guarda, conserva, consuma: che si vive. Il prestigio di un’edizione Adelphi o di un Meridiano nessun Kindle sarà in grado di restituirlo; perché anche l’occhio vuole la sua parte, e un libro è anche bellezza. E, come questa, è un’esperienza puramente soggettiva: né solo nell’oggetto, né solo nell’occhio, tanto meno potrà essere solo in un formato. E tanto più vivrà nell’equilibrio, nella coesistenza, di due forme che appaiono opposte ma sono accomunate dal medesimo scopo, che è tutto quello che ha da contare.



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