Editoriali "Libri"

Il riposo del lettore

Francesca Fichera

È necessario sostare per capire

Leggere. Non nel senso imperativo della parola, ma come azione abitudinaria, che quasi ci sfugge.
Parlando in termini di attualità, la lettura è un processo, lento oppure rapido, che spesso s’accompagna alle sempre più pressanti esigenze del multitasking. Chi di noi non si è ritrovato, almeno una volta, a sfogliare le pagine di un quotidiano sorseggiando il caffè del mattino o a divorare l’ultimo romanzo del proprio autore preferito prima di farsi visitare dal medico? E questo perché il resto del mondo preme, imponendo ritmi, scadenze, doveri, obiettivi. Consegnando scettro e corona, in maniera (non del tutto) implicita, al Tempo.

I libri e le ore sono come promessi sposi: non sono costretti ad andare d’accordo, ma necessitano gli uni delle altre. La lettura e il Tempo devono venirsi in aiuto. Ma se sul secondo dei due grava il dictat dell’obbligo, come evitare che il piacere insito nell’atto del leggere ne esca sconfitto? Come perpetrare, se si può dire, l’esercizio di una passione senza lo spazio e il tempo necessari al suo assorbimento? E il gusto dell’approfondire le cose, intanto, rischia di perdersi completamente o diviene vittima anch’esso di una standardizzazione massificata, di una spietata e subdola omologazione?

Giorni fa mi trovavo a Londra. Al posto delle pubblicità di vestititi, automobili o scarpe, sul marciapiede della metropolitana campeggiavano gigantesche riproduzioni di copertine di libri. Nell’underground tantissime persone leggevano. Perfino in piedi, stipate nella folla che ondeggiava per via dei sobbalzi del treno. Verso l’ufficio o verso casa, il viaggiare dei londinesi era sinonimo di un leggere sereno e assorto. Mi sono chiesta se il loro rappresentasse un altro, sottilissimo modo di conformarsi, di gestire il multitasking nella maniera più consona e socialmente approvata. La risposta è stata: sì, potrebbe essere. Ma spesso è la qualità della scelta a far la differenza vera. Forse i viaggiatori/lettori di Londra, presi nel vortice del loro calderone culturale di orari di punta, folla e lavoro, è riuscito ad afferrare il senso e il valore della sosta accostandoli a quelli della lettura. Del prendersi un momento per capire. Ché la contemporaneità di un’epoca non è che deve trasferirsi per forza sulle cose. Le esperienze vanno separate, le voci distinte, affinché si stabilisca un’armonia completa. Ed i libri sono parte imprescindibile di questo coro: bisogna sostare più a lungo per saperli ascoltare, per collocarli nel punto corretto di una partitura culturale sempre più vasta e variegata.

La sezione letteraria di Scene Contemporanee vuole essere questo: un’area di sosta virtuale dove scoprire e valutare ciò che i libri potrebbero dirci, allenarsi a scorgerli – come ai margini della metro di Londra – e a dar loro priorità. Selezionandoli dalle uscite recenti (La vetrina) o ripescandoli da un passato non troppo remoto (Lo scaffale), con una cura particolare rivolta a tutto ciò che, nel presente, li riguarda e che ne deriva: una spinta, infinita e per questo piacevole, alla riflessione. 



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