La notte della Taranta 2016
Non sono ancora giunte le otto della sera quando la luce crepuscolare copre il piazzale dell’ex convento degli Agostiniani a Melpignano, in provincia di Lecce. Il tintinnio dei tamburieddhi che accompagna il soundcheck lascia trapelare la tensione dell’attesa di quella che è l’ultima tappa del festival de la “Notte della Taranta”, manifestazione che ha attraversato sedici comuni della provincia di Lecce prima di approdare al mega concerto finale giunto ormai alla sua diciannovesima edizione.
Le vibrazioni dei tamburi salgono verso l’alto, c’è gente ovunque, e già qualcuno prova a raggiungere l’area sottostante al grande palco dal quale, nel frattempo, una voce esorta a non trascurare la raccolta fondi a favore della ricostruzione delle città colpite dal terremoto. Più volte infatti, nei giorni scorsi, si era parlato della possibilità che il concerto saltasse per osservare la giornata di lutto nazionale prevista proprio per sabato 27 agosto ma il no all’interruzione della manifestazione è arrivato proprio da parte della maestra concertatrice della serata, la cantante siciliana Carmen Consoli, la quale ha dichiarato di voler evocare, attraverso lo spettacolo, lo spirito guaritore legato alle pratiche terapeutiche del tarantismo tramandate dalla tradizione popolare.
Lo spettacolo comincia con il coinvolgimento di tutti gli artisti presenti che insieme escono dalle quinte per chiedere al pubblico un minuto di silenzio, dopodiché l’orchestra popolare della Notte della Tarante da il via ad un lungo inseguirsi di voci che raggiungono tonalità di volta in volta sempre più alte. E’ la volta quindi di Carmen Consoli che intona alcuni brani popolari della cultura locale ed omaggia la scrittrice salentina Rina Durante, prima di cedere il passo alle altre artiste ospiti della manifestazione. Ed ecco quindi alternarsi sul palco Fiorella Mannoia che interpreta due brani della tradizione salentina, la “Cardilleddha”‘ e “lu Zinzale”, Tosca che omaggia la propria regione con un brano appartenente alla tradizione del Lazio e poi ancora Nada cha canta “Aremu” ed artiste internazionali del calibro di Lisa Fischer, ex vocalist dei Rolling Stones, che interpreta in maniera intensa una canzone della tradizione popolare salentina in lingua grika, ed infine la cantante afro-spagnola Buika.
Una Notte della Taranta coniugata al femminile quindi che però non trascura di dare il giusto rilievo a personalità musicali maschili come Antonio Amato, frontman, dell’omonimo gruppo Antonio Amato Ensemble ed Antonio Castrignanò, apprezzato musicista salentino, voce e tamburo de la Notte della Taranta.
Ed è al ritmo di “aria gaddhipulina” che la piazza si scatena in un ballo liberatorio saltando da una parte all’altra in ogni angolo del piazzale, qualcuno lo fa a piedi nudi nel terreno polveroso, qualcun altro accompagna il ritmo con le tammorre. E’ solo l’intervento di Carmen Consoli che interrompe per un momento il ritmo incalzante della pizzica per intonare l’attesissima e immancabile “Lu rusciu te lu mare” proposta inizialmente con un insolito arrangiamento e ripresa subito dopo nella sua versione originale da Antonio Amato. Il concerto prosegue senza sosta e si continua a ballare, non solo nel piazzale ma anche sul palco con le coreografie di Fabrizio Mainini che mette in scena tutto il potenziale espressivo del ballo della pizzica e con le danze che accompagnano il brano “fuecu” scritto da Daniele Durante direttore artistico della manifestazione. Il ritmo del concerto sembra incalzare proprio con l’avvicinarsi della fine della manifestazione e la piazza risponde in maniera puntuale alle sollecitazioni del palcoscenico sul quale gli artisti si avvicendano quasi con foga sospinti dal suono cadenzato e incessante dei tamburi battenti.
E’ quasi l’alba e la luce torna a schiarire le foglie degli olivi ed i fichi d’india che costeggiano i viali della zona industriale di Melpignano dove un po’ alla volta la folla si riversa per abbandonare il piazzale mentre da lontano arriva l’eco del concerto che pare non abbia intenzione di terminare. Qualcuno allontanandosi continua a ballare, le gonne lunghe delle ragazze si trascinano lentamente e da qualche parte si incontrano le “paranze”, piccoli focolai di resistenza che testimoniano l’entusiasmo inesauribile di chi ha deciso di accogliere ed al contempo proteggere una tradizione musicale tramandata da secoli e che ha incontrato l’assoluto consenso delle giovani generazioni consapevoli dell’enorme valore culturale di un tesoro del mondo antropologico.