Ròisin Murphy – Take her up to Monto
Se, per simpatica omofonia, si attribuisse una legge a Róisín Murphy, questa si fonderebbe senz’altro su una solida poliedricità, pervasiva di tutta la carriera dell’artista irlandese, che ha toccato l’apice con l’album Hairless Toys, uscito appena un anno fa, e che ora prosegue con Take her up to Monto, suo ultimo lavoro, intimamente legato, per sonorità e intenzioni, al precedente.
Sin dal titolo è possibile ravvisare un binomio desueto: Monto, che è un quartiere a luci rosse di Dublino, porta un intrinseco riferimento ad un ricordo della cantante – una vecchia canzone folk che le veniva cantata dal padre quando era bambina. Da queste premesse Murphy elabora nove tracce – precedute dal singolo Ten Miles High – che fanno del pop elettronico il filo conduttore. In Mastermind c’è un’artificiosità non stucchevole, mentre meno riuscite appaiono, invece, Pretty Gardens e Romantic Comedy; ha un piglio orecchiabile Lip Service, mentre virano imperiosamente verso la sofisticazione, da sempre tratto caratterizzante l’ex voce dei Moloko, tutte le altre tracce: l’energica Thoughts wasted è un incrocio delirante di strumenti in cui le tonalità vocaliche sono aggressive, come le grevi parole di cui è composto il testo (resentement grows unforgiveable/there’s no way to be good – il risentimento cresce imperdonabile/non c’è modo di essere buoni); Whatever è un pezzo languido e a tratti etereo, mentre in Nervous sleep i giochi sonori e le versatili striature della voce di Róisín tuonano incessanti (there’s far more pressing issues on my mind – ci sono problemi più pressanti in testa). Evocativa è la chiusa con Sitting and Counting che permette all’ascoltatore di sconfinare in un immaginario romantico, complice anche la delicatezza dei synth e delle parole (I adore you, your so many fantasies come true – ti adoro, le tue molte fantasie diventano reali).
La spigolosità di certi momenti non rovina il quadro d’insieme: Róisín Murphy elabora un disco intrigante e raffinato, visionario ed immaginifico, intraprendendo un viaggio in musica che coinvolge – non sempre con facilità – l’ascoltatore. Let’s fly ten miles up. Ci si prova, almeno.