INTERVISTA A TEHO TEARDO
L’Intervista a Teho Teardo, uno tra i più apprezzati compositori italiani, che si è esibito ad Avellino il 6 Dicembre nell’ambito della rassegna Chiedi Asilo.
L’arte generatrice di indipendenza. E’ questo l’assioma che illumina il percorso di ‘Chiedi Asilo’, associazione culturale nata con l’intento di portare la buona cultura nel territorio avellinese, già tutelato con intellighenzia dalle attività del Godot Art Bistrot. Incontri di Musica, Cinema, Arte, Letteratura e Teatro all’interno dell’Ex Asilo Patria e Lavoro, storica location della provincia riconsegnata ai cittadini nell’Aprile 2013, dopo anni di chiusura; l’arte chiede asilo rivendicando il suo ruolo primario e necessario alle formazione delle coscienze; l’arte chiede asilo grazie all’opera virtuosa di ragazzi e ragazze che, pur coscienti del modo in cui viene spesso svilita la cultura nel nostro paese, provano a fare la differenza con scelte mai pedisseque. Si prova una sensazione di freschezza, nell’atto di sfogliare il programma di questa rassegna che ci accompagnerà fino a Maggio 2014. Tra gli altri, questi ragazzi hanno il merito di averci offerto la musica di Teho Teardo, Venerdì 6 Dicembre.
Chi scrive, ha provato più di una semplice emozione nell’intervistarlo.
E’ proprio vero che la profondità va nascosta in superficie e che lo spessore di un vero artista è in realtà un velo di trasparenza che permette di scorgere la sua anima. Per comprendere la caratura artistica di Teho Teardo basti pensare ai film cui ha lavorato, se non ci fosse la sua musica. Con il musicista di Pordenone faccio una proficua chiaccherata su Cinema e Colonna sonora.
All’inizio della tua carriera, quando militavi nei Meathead, pensavi che un giorno ti saresti trovato a comporre colonne sonore?
“Per niente. E’ avvenuto tutto casualmente. Gabriele Salvatores ha ascoltato un mio brano e mi ha proposto di scrivere la colonna sonora di un su film (Denti, 2000). Era l’unico modo per entrare nel mondo del Cinema, che è un ambiente del tutto chiuso. Hanno tutti lo stesso cognome…”
Se sposassimo la mera divisione in generi musicali potremmo affermare che tu provieni da una temperie musicale industrial e new-wave. Cosa hai portato della tua formazione all’interno delle composizioni filmiche?
“Hai citato due generi che presentano molte differenze tra di loro. Per quanto io possa esserne stato suggestionato, la mia formazione è avvenuta per processi di sedimentazione tra varie influenze. Questo percorso è continuato nella composizione di colonne sonore. Ho analizzato, scomposto e ricomposto le enormi possibilità drammaturgiche della musica per film. E ho capito che non è accessoria”.
E cos’è per te la colonna sonora? Come hai operato per ‘Il Divo’, che è stata definita a più voci un’operazione post-moderna?
“E’ dai miei studi che non riesco più a sentire il termine post-moderno. E’ come con post-rock…”
Secondo me non esistono
“Nemmeno secondo me. Ad ogni modo, in tutte le mie composizioni, la musica non è un commento. Il commento musicale ha rappresentato una fase della storia del Cinema, fino alla fine degli anni Sessanta, che ha permesso la massima espressione del Cinema Classico. Poi vedi film come Fitzcarraldo (Werner Herzog, 1982) e ti rendi conto delle ulteriori, immense possibilità di una colonna sonora”.
Che rapporto c’è tra colonna sonora e montaggio? Per comporre una colonna sonora guardi il girato?
“Il montaggio rappresenta un contrappunto e può spingersi anche oltre. Per le composizioni, comincio leggendo la sceneggiatura, non voglio essere troppo influenzato dalle immagini. Per La Ragazza del Lago (Andrea Molaioli, 2007), mi sono reso conto fin da subito delle atmosfere cupe del film e ho composto la colonna sonora in base a queste sensazioni”.
Il tuo modo di comporre ha ispirato più di un compositore. Cosa provi ad essere un modello?
“Chi ho ispirato? Fammi un esempio”.
Ne ‘La Grande Bellezza’ ho sentito più di un eco…
“Si, Sorrentino ha utilizzato soprattuto dei tappeti musicali. Non sei la sola persona ad aver avuto questa impressione. Per citare Pasolini (che cita Giorgio Pasquali), i maestri andrebbero mangiati in salsa piccante per poi essere digeriti. Le influenze dovrebbero servire a creare qualcosa di completamente nuovo”.
Quest’anno sei tornato alla musica in studio con due Album: Music For Wilder Manm e Still Smiling,in collaborazione con Blixa Bargeld (degli Einstürzende Neubauten). Com’è tornare alle origini dopo tante colonne sonore?
“Porto sempre con me quello che ho fatto. Blixa poi è un artista raffinato, col quale sono totalmente in sintonia in tutti gli ambiti, anche a Teatro per il quale abbiamo lavorato (nello spettacolo INGIURIA, UNA SEQUENZA UTILE PER IMPRECARE)”.
Mi hanno raccontato una storia. Ho degli amici che conoscono due ex-musicisti, ora a Berlino. Sognavano di incontrare il loro idolo, Blixa, ma non ci sono mai riusciti. Quando hanno abbandonato il sogno della musica, hanno deciso di aprire una gelateria nel centro di Berlino. Un giorno entra Blixa e loro rimangono pietrificati. Il giorno dopo Blixa scrive su facebook che ha scoperto dove si mangia il gelato più buono di Berlino.
(Sorride) “Blixa abita a 200 metri da quella gelateria”
Lascio Teho Teardo al suo concerto. Accompagnato dal violoncello di Martina Bertoni, regala note suggestive al suo pubblico, che ha imparato ha riconoscere il tocco che sa imprimere alle note che compone.