Clinic – Free Reign
Stralunati “chirurghi” della psichedelia
Tempo addietro già avevano attirato su di sé l’attenzione di band del calibro di Radiohead e Arcade Fire; i Clinic giungono oggi al settimo lavoro in studio, dopo una carriera ormai decennale che non li ha visti esplodere come forse avrebbero meritato, ma che li ha sicuramente consacrati come una delle migliori e più longeve espressioni di originalità della scena indie britannica.
Gli ingredienti di “Free Reign” non si discostano molto da quella che è la produzione tipica della band: sintetizzatori, drum machine, tastiere spesso isteriche, che strizzano l’occhio ora al psych-rock più acido, ora al post-punk, eppure l’impatto finale è ottimo.
I quattro di Liverpool (no, non i baronetti) sembrano tornati su ottimi livelli di ispirazione. Basta lasciarsi rapire dal brano scelto come singolo di presentazione del disco, “Miss you”, che, accompagnato da un video a dir poco allucinato e con una melodia scarna e ripetitiva, si trasforma in un perfetto biglietto per un viaggio mentale dai contorni indefiniti.
Ma è tutto l’album a reggere bene, tanto negli episodi più folli, sgangherati e rumorosi in pieno stile Clinic (“Seesaw” e “King Kong”, per dirne due), quanto nei rallentamenti di ritmo, che portano a pseudo-ballate tenui e intrise di inaspettata dolcezza (“For the season” o la più visionaria “You”), passando per i deliri electro-blues di “Cosmic Radiation”, in cui fiati si mescolano senza sosta all’effettistica, e della traccia di chiusura “Sun and the moon”, oltre che lungo le vie kraut tracciate da “Seamless Boogie Woogie, BBC2 10pm (rpt)”.
Così, se è pur vero che “Free Reign” esprime tutto ciò che i Clinic avevano già dato ampia prova di saper fare, l’effetto straniante che la band inglese riesce ancora a dare alle proprie creazioni resta sintomo di una espressività ancora fresca e vivace, di fronte alla quale la perdita dei sensi rimane una piacevole conseguenza.