Alla guida del MART con un paio di Dr. Martens
Cristiana Collu è approdata alla direzione del MART di Rovereto meno di un anno fa, dopo essere stata 14 anni alla guida del Man di Nuoro, una vera e propria rivelazione nel panorama dei musei d’arte contemporanea sardi.
Cristiana Collu è approdata alla direzione del MART di Rovereto meno di un anno fa, dopo essere stata 14 anni alla guida del Man di Nuoro, una vera e propria rivelazione nel panorama dei musei d’arte contemporanea sardi.
Lo scorso 15 dicembre ha festeggiato i primi dieci anni del MART con una piccola cerimonia, alla presenza di pochi politici e tanti appassionati d’arte. Un evento semplice ma molto sentito per un museo che quando è nato era una scommessa e oggi è una promessa mantenuta, anzi forse qualcosa di più: una rivelazione inaspettata. Perché il MART, lo ha ricordato il Presidente Franco Bernabé, non è l’unico museo d’arte contemporanea di rilevanza nazionale sorto negli ultimi dieci anni, ma è forse quello che ha avuto più continuità (e, potremmo aggiungere, meno polemiche). Continuità nella varietà dell’offerta proposta, nella qualità delle mostre, nel rapporto con il territorio e nella vocazione internazionale, merito soprattutto dell’ex direttrice Gabriella Belli, ora alla guida dei musei civici veneziani.
Cristiana Collu ha ricordato il suo arrivo al MART a febbraio 2012, mentre era in corso la mostra Alice in wonderland e, “come Alice”, ha detto, “anche noi più che i dieci anni vogliamo festeggiare ogni giorno il nostro non compleanno”. Così è arrivata alla cerimonia con l’abbigliamento di tutti i giorni, perché la sua credibilità non si misura certo con un tailleur e un paio di scarpe alte. E ha spiegato che uno dei modi per festeggiare il museo è esporre le fotografie di tutti i suoi collaboratori, ritratti dall’obbiettivo di Gianluca Vassallo. L’altro è stato invitare Emilio Isgrò, che ha presentato la sua nuova opera di “cancellazione” del Manifesto del Futurismo del 1909. “Credo che Marinetti oggi potrebbe dire altre cose” ha dichiarato l’autore, che ha fatto della cancellazione e risemantizzazione dei testi più diversi (dalle enciclopedie alla Costituzione italiana) la sua cifra stilistica inconfondibile.
Lungi dall’essere un museo chiuso nella celebrazione della sua identità locale, il MART ha festeggiato i suoi primi dieci anni di vita con un artista siciliano e una direttrice sarda. Una donna disarmante nella sua semplicità e determinazione, che intende portare avanti un museo “visionario”, che vanta già una collezione straordinaria per la sua giovane età. E La magnifica ossessione, la mostra del suo patrimonio di opere d’arte, è un bel modo per dimostrarlo: quasi tremila oggetti allestiti con una densità spaziale che recupera a tratti l’accumulo pre-novecentesco in una nuova affascinante interpretazione. Il visitatore resta sovrastato dalla quantità (e qualità) di quadri, disegni, incisioni, stampe e fotografie che lo osservano dalle pareti. Lo sguardo corre quasi fino al soffitto e talvolta ci si chiede se gli oggetti più alti siano stati collocati lì per non essere visti o se ci sia un binocolo a disposizione del pubblico. Purtroppo no, sarebbe un’idea per la prossima mostra.