Arte, moda, colore. Intervista a Elio Fiorucci e Ludmilla Radchenko
Nell’ultima edizione di ArtVerona, appena conclusa, abbiamo incontrato Elio Fiorucci e Ludmilla Radchenko, che presentano la serie Love Therapy – Sense Therapy, progetto curato da Raffaella A. Caruso per Eidos – Immagini contemporanee.
Nell’ultima edizione di ArtVerona, appena conclusa, abbiamo incontrato Elio Fiorucci e Ludmilla Radchenko, che presentano la serie Love Therapy – Sense Therapy, progetto curato da Raffaella A. Caruso per Eidos – Immagini contemporanee.
L’arte contemporanea secondo Elio Fiorucci.
E. F. Dovrebbe essere la mitologia della contemporaneità, come diceva Andy Warhol. Rendere la contemporaneità con i colori della contemporaneità, quelli fluorescenti della Pop art e della Neo Pop Art, perché sono questi i colori che ci colpiscono oggi. Per esempio recentemente la Pantone [azienda leader nel settore della catalogazione dei colori e della produzione del sistema di identificazione di colori, ndr.] ha prodotto delle mazzette di colori di tendenza e le ha chiamate “neon” come le chiamava Andy Warhol. Noi abbiamo iniziato anni fa a lavorare con i colori della contemporaneità e siamo diventati famosi per quello: già a New York avevamo colpito Andy Warhol, rimasto impressionato dal fatto che io usassi gli stessi colori che usava lui. E questo è stato il mio successo.
Ludmilla, come nasce la collaborazione con Fiorucci?
L. R. L’idea è stata della mia curatrice Raffaella Caruso che rappresenta Eidos- Immagini contemporanee, galleria che ha reso possibile il mio debutto ad ArtVerona. Il progetto stabilisce un punto d’incontro tra moda e arte. Per me è stato naturale usare i cinque nanetti Love Therapy di Fiorucci come testimonial per i cinque sensi umani. Il nano è un personaggio fiabesco e immaginario, ho voluto avvicinarlo al mondo umano attraverso i cinque sensi rappresentati da cinque quadri. Da qui nasce il gioco di parole Love Therapy – Sense Therapy. Raffaella Caruso ha trovato la giusta chiave per rappresentare questo progetto di arte e moda attraverso Pop Makers, Pop Lovers, l’opuscolo che presentiamo qui ad ArtVerona in anteprima e contiene un suo testo critico e uno di Massimo Cotto per spiegare le origini di questa collaborazione. Elio Fiorucci ha sempre lavorato nel mondo della moda e ha cercato di introdurre protagonisti del mondo dell’arte alla creatività fashion e viceversa. Io invece ho scelto un’icona, un marchio e l’ho fatto diventare un personaggio artistico.
Parlaci della tua tecnica.
L. R. La mia idea è quella di sposare la precisione del digitale con gli elementi artistici dell’atto manuale, che rendono l’opera un pezzo unico. Ho utilizzato una pellicola particolare che viene usata di solito nell’ambito edile e l’ho trasformata in un elemento artistico che mi aiuta a trasformare la tela, di solito piatta, in qualcosa di ruvido e materico. Uso molto anche la resina, un materiale lucido, e i colori fluorescenti che grazie alla luce rgb attraggono l’attenzione dello spettatore. La particolarità di questa serie sono le cornici colorate che hanno sposato la filosofia di Elio Fiorucci di interpretare ogni oggetto in modo Pop (per esempio lui usava le cornici rosa fluo). A partire dalla sua idea ho voluto assegnare a ogni opera una cornice di colore diverso, che riporta lo spettatore al mondo dei giocattoli.
Qual è il rapporto tra arte e moda?
E. F. Sono molto vicini. È una questione di gusto, un’immediata sintonia con quello che vedi. Il linguaggio della moda e quello dell’arte possono essere molto simili: con i tuoi vestiti, così come con l’arte, esprimi il tuo pensiero. L’importante è avere dentro un animo gentile: questi nanetti rappresentano la gentilezza. Ludmilla ha un animo dolce e ha interpretato questi nanetti come dei bambini piccoli, li ha visti buoni come li avevo immaginati io. Con lei c’è stata grande sintonia: quando ho visto le sue opere mi sono commosso e ho pensato che questo era esattamente quello che intendevo esprimere.
Progetti futuri?
L. R. Sono tanti, soprattutto all’estero, tra cui una prospettiva della Biennale di quest’anno (ho partecipato anche alla Biennale dell’anno scorso). Inoltre, con Eidos e la curatrice Raffaella Caruso sto avviando tanti progetti istituzionali che danno anche un certo sviluppo alle serie che prima erano esclusivamente Pop e adesso sono diventate Pop Realism, perché utilizzando le immagini reali mescolo realtà e invenzione.
L’arte supererà la crisi?
E. F. L’arte ci aiuta a superare la crisi perché ci porta verso la spiritualità e non verso la materia, ci avvicina allo spirito dell’uomo che secondo me è buono quando finisce la paura e inizia la vita. Il mio motto è fine della paura e inizio della vita, fine della paura e inizio dell’amore. Non bisogna avere paura ma andare avanti, pensare che il mondo non finisce perché la natura costantemente si riproduce. Dobbiamo perdere la nostra crudeltà verso gli animali, e io mi darò da fare nei prossimi anni contro gli allevamenti industriali che stanno togliendo il cuore all’uomo. Possiamo utilizzare la natura, mangiare le verdure e gli animali ma non dobbiamo torturarli e con la mentalità industriale perdere il rispetto per loro. Questa è una missione importante: sensibilizzare la gente che si può vivere in questo pianeta in un modo dolce. E se un giorno verrà qualche marziano a visitarci potremo accoglierlo senza vergogna e mostrare che abbiamo trattato bene il pianeta.