Vetrina. “Riparare i viventi”
La donazione degli organi al centro del nuovo, appassionante romanzo di Maylis de Kerangal: quando la narrazione della morte si trasforma in un canto alla vita e alla collaborazione.
Ci sono persone che, di fronte a esperienze negative, si fanno sopraffare da un dolore apparentemente troppo grande; altre invece riescono non solo a metabolizzare quel dolore, ma anche a farne motore di nuovi inizi o, come in questo caso, di libri che sorprendono e conquistano sia per la forma che per i contenuti. Riparare i viventi (Feltrinelli) della scrittrice francese Maylis de Kerangal, è uno di questi.
Concepito nel solco di esperienze luttuose che a più riprese hanno colpito la scrittrice, il romanzo – il secondo pubblicato in Italia dopo Nascita di un ponte e tradotto da Maria Baiocchi e Alessia Piovanello – descrive le ventiquattro ore che intercorrono tra la morte di Simon Limbres, liceale diciannovenne con una passione smodata per il surf, e l’espianto e il trapianto dei suoi organi – fegato, reni e soprattutto il cuore – in un susseguirsi di emozioni e personaggi analizzati con sensibilità e competenza.
Il risultato è un libro difficile da dimenticare, un “canto corale” come più volte lo ha definito l’autrice, in cui ogni personaggio – Simon, la sua famiglia, i suoi amici, la sua fidanzata, la donna che riceverà il cuore e l’équipe medica che ruota attorno al corpo apparentemente ancora vivo del ragazzo – riceve lo stesso “trattamento” narrativo contribuendo, ciascuno con le proprie storie ed emozioni, a questa chanson de geste contemporanea, epica e tragica insieme. Descrivendo tale avventura collettiva – il cui insieme è maggiore della somma delle singole parti – de Kerangal offre la sua versione di globalizzazione: una realtà non più dominata dalla privatizzazione e dalla frammentazione sociale, ma dall’empatia e dall’altruismo in cui saperi e competenze diversi convergono nel desiderio di portare a compimento un progetto comune.
In questo modo ogni partecipante trae qualcosa di positivo, viene cioè in un certo senso “riparato”; i legami sociali ricostruiti e il dolore, almeno in parte, alleviato. Ad inspessire il romanzo – non a caso vincitore di numerosi premi tra cui il Grand Prix RTL-Lire 2014 – vi sono altre dicotomie come razionalità e sfera emotiva, vita e morte, che la scrittrice riesce ad affrontare anche grazie a una narrazione in terza persona e a uno stile personale e coinvolgente che giustappone terminologie tecnico-scientifiche, presenti in gran numero, a descrizioni prosaiche fino ad arrivare a picchi lirici di grande intensità.
Appassionante e intenso, Riparare i viventi è dunque la vittoria di un “pensiero circolare”, un libro sulla morte che si trasforma in un canto alla vita e alla collaborazione.
- Genere: Romanzo
- Altro: Traduzione di Maria Baiocchi, Alessia Piovanello.