Vetrina. “Cartongesso”
Un giovane avvocato non convenzionale, circondato da bifolchi arrivisti e accumulatori, si scaglia contro tutto e contro tutti, nel romanzo d’esordio di Francesco Maino.
La lunga filippica di Michele Tessari, giovane avvocato di Insaponata di Piave, affetto da un disturbo bipolare, “dilaniato dal pensaggio”, ha per oggetto il Veneto odierno, svincolato dalla cultura contadina che lo ha prodotto, e legato all’ostentazione del benessere, al possesso, agli aperitivi.
Cartongesso, di Francesco Maino, è intriso della trama di pensieri del protagonista che denuncia i mali del “bidè di provincia” in cui vive, il bassopiave, restandovi però incatenato, impantanato. Una inettitudine a governare il destino, la definisce lui, riconoscendola come una deviazione della sua malattia, in un eccesso di consapevolezza o forse, di compassione per se stesso.
La sensazione di asfissia sfocia nel pensiero inarrestabile, un flusso che scorre, si scaglia contro la fissità del circostante. Tessari si vede circondato da gente con cui non vuole mescolarsi. «Chi può inculare incula, chi incula pensa a non essere inculato», e gli altri affidano le proprie sorti al superenalotto, ai video poker. L’ex contado è preso da una tensione all’accumulo di beni materiali, da proteggere attraverso reti paranoiche di video-sorveglianza, cani e cancellate. La lingua ufficiale del Mesovenetorientale è il grezzo, lingua tecnica che serve a risolvere i problemi pratici, mangiare, bere, chiedere il conto. Fattore di comunanza dei grezzi, che votano Tega Nord, non parlata dai negri e dai terroni.
Avvocato del foro della Serenissima, Michele condanna in via definitiva il mondo dell’avvocatura, popolato da carcasse mobili, in cui si parla una lingua oscena, peggio del grezzo. Un mondo in cui l’elemento umanistico è scomparso e tutto si riduce a fatti tecnici, carte. Il diritto equiparato al cartongesso, codici e malte, toghe e cazzuole. Al centro l’emblema della bruttura contemporanea: il tribunale di Insaponata. Prende le distanze dagli avvocati-topo che fabbricano soldi senza bruciare calorie, ma sente di avere i piedi piantati nella stessa palude.
L’esordio coraggioso di Maino è un urlo costante che esce dal corpo e cerca di fendere la nebbia. Un ritratto deprimente, per la sua aderenza alla realtà della provincia veneta, e quindi italiana. Cartongesso è un libro difficile, che grida il disagio di un uomo attraverso l’uso strabordante di parole e le continue invenzioni linguistiche, contro lo svilimento della lingua e della vita. L’urlo di un avvocato più buono che bravo, dunque coglione, lucidamente diverso, che patisce l’essere circondato da uomini senza profondità. L’invettiva di Michele che lotta ogni giorno per fare il suo lavoro, quello di restare in vita.
- Genere: Romanzo