#INDIaloghi. Intervista a Tommaso Gurrieri
Per il ciclo di interviste INDIaloghi ospite è anche Tommaso Gurrieri, direttore editoriale delle Edizioni Clichy.
Tommaso Gurrieri, direttore editoriale delle Edizioni Clichy, ci parla delle scelte da fare e della passione che anima chi decide di buttarsi nell’avventura dell’editoria indipendente. E ci racconta la sfida di un progetto ideale che deve necessariamente avere basi molto concrete.
Un mercato sovraffollato di proposte e un target di lettori sempre più variegato e complesso: come interviene l’editoria indipendente in un contesto simile?
Essere dei piccoli o medi editori, e Clichy può forse essere considerato un medio editore visto il numero di titoli e i fatturati, di fronte a una mole enorme di difficoltà e di svantaggi dati da un mercato saldamente in mano ai grandi gruppi, permette anche qualche vantaggio che può rivelarsi decisivo. Permette flessibilità, rapidità, possibilità di sentire l’aria che tira, e accanto consente costi ridotti e quindi anche una notevole agilità. Questo dal punto di vista imprenditoriale. Dal punto di vista editoriale essere editori indipendenti, secondo me, implica coraggio, coerenza, assoluta fedeltà alla propria idea di editore. E permette libertà, una libertà che i grandi non hanno e non possono avere, perché sono macchine potenti, grandi, lente e costose. Clichy, fin da quanto è partita, ha proposto libri identificabili, forti, particolari, inseriti in un progetto editoriale complessivo ben definito. E parlo della cosa più importante, ossia delle idee e delle parole contenute nei libri, ma anche degli oggetti-libro, e quindi della carta, della grafica, del modo di proporsi e di distinguersi. In pochi mesi, come ci hanno comunicato i librai e il nostro distributore, siamo riusciti a creare un “brand” che molti ormai conoscono e amano. Pensavamo ci volesse più tempo per ritagliarci il nostro posto in mezzo ai tanti, ma ci siamo riusciti piuttosto velocemente.
Clichy è una casa editrice giovane, essendo nata nel 2012, ma raccoglie l’esperienza e gran parte dello staff di Barbès Editore. Cosa vi ha spinto a buttarvi in una nuova avventura editoriale?
Ci ha spinti il fatto, molto semplicemente, che Barbès funzionava molto bene e aveva ottime vendite e che ha dovuto chiudere perché la proprietà, cioè il gruppo delle librerie Edison, si è trovato di fronte a enormi problemi finanziari. Il distributore RCS ci ha spinti a ripartire con un nuovo nome e un nuovo marchio, e mettendoci tutti in gioco e rischiando del nostro, abbiamo deciso con coraggio e un po’ di incoscienza di andare avanti. Adesso possiamo dire che abbiamo fatto bene.
Il taglio editoriale delle Edizioni Clichy è piuttosto netto e definito: una predilezione per le opere francofone e, soprattutto, niente opere di narrativa o poesia italiane esordienti. È una scelta forte che fa pensare che i nuovi sbocchi dell’editoria debbano percorrere la strada della differenziazione per stare sul mercato. Quali sono le ragioni di questa scelta?
Sono esattamente quelle che hai detto. In un mercato con pochi grandi gruppi che hanno in mano tutta la filiera del libro e con un certo numero di piccoli-medi editori che cercano di trovare un loro spazio, l’unica via possibile è quella della differenziazione, della particolarità, dell’identificazione e soprattutto, secondo me, della serietà, della coerenza, della professionalità. Il lavoro fatto con Barbès sulla letteratura francofona, nato per i motivi appena detti ma anche per mie personali preferenze e conoscenze, stava funzionando. Ripartendo con Clichy ci è sembrato inevitabile e perfino ovvio proseguire quel lavoro che avevamo già strutturato. Poi abbiamo allargato anche alla saggistica e agli albi illustrati per bambini, che stanno funzionando a meraviglia (abbiamo appena vinto il premio Nati per Leggere con l’albo “Lupo & Lupetto”), ma la letteratura francese rimane la nostra punta di diamante.
Basta vivere a Firenze per aver notato, almeno una volta, i libri di Clichy, riconoscibilissimi anche per una precisa scelta di impostazione grafica. Quanto valore date alla promozione e in che direzione vi muovete in questo contesto?
La promozione è fondamentale, ma costa. Noi non possiamo permetterci grandi investimenti in questo senso. La promozione in libreria del nostro catalogo viene fatta da RCS, di cui facciamo parte come indipendenti. Con i lettori lavoriamo tradizionalmente, grazie al nostro bravissimo ufficio stampa, e abbiamo un assoluto rispetto e attenzione da parte dei critici letterari e della stampa più in generale. E poi lavoriamo molto sui social network. Per adesso pare che funzioni abbastanza bene…