Libri

Vetrina. “Mia figlia spiegata a mia figlia”

Roberta Iadevaia

Un libro/blog leggero e senza pretese in cui il giornalista Dario De Marco racconta la propria dipendenza da… sua figlia.

Il fatidico fattore D. Dipendenza, questo il tema scelto dalla casa editrice LiberAria per la sua collana Metronomi – di cui abbiamo già recensito Non fate troppi pettegolezzi.

Questa volta però la dipendenza non è generata dalla scrittura, bensì da una figlia. Di questa particolare “ossessione” è infatti affetto Dario De Marco, autore di Mia figlia spiegata a mia figlia, volumetto in cui il giornalista napoletano trapiantato a Torino – o Ciudad del Norte per usare le sue parole – rende partecipe il mondo della sua particolare dedizione verso la figlia, a cui nel testo riserva il simpatico epiteto di “Patata”.

Attraverso uno stile che definire colloquiale è poco, costellato di termini dialettali, iperboli e giochi di parole funzionali più a un certo auto-compiacimento che alla godibilità del testo, il libretto si sviluppa come un cartone animato a episodi – “Dario e Patata in palestra, Dario e Patata ai giardinetti, all’asilo, dai nonni paterni al sud, alla piscina…” – con la differenza che esso non si propone alcuna finalità educativa. Come più volte sottolineato dall’autore, infatti, il volumetto non è un saggio accademico sulla figura paterna né si propone di insegnare come essere un buon padre (anche se a volte trapela l’esatto contrario), ma è semplicemente una non fiction, ovvero il racconto romanzato di un trentenne cinico trasformatosi in papà premuroso e a tempo pieno – complici la perdita del lavoro e una compagna che un lavoro se lo è inventato ed è quasi sempre occupata.

Tra una descrizione dettagliata delle doti da ginnasta della figlia e accenni alle “simpatiche” differenze tra Nord e Sud Italia, De Marco affronta anche  temi più “seri” come il cambiamento nel tempo del rapporto genitori-figli o la parità dei sessi: a tal riguardo si veda il capitolo Don’t call me mammo, in cui l’autore nota come questa accezione sia a ben vedere offensiva sia per i padri che per le madri.

Mia figlia spiegata a mia figlia è dunque un libro senza pretese, destinato ai neopapà e modellato su quei blog scritti dai padri – lo stesso autore ne ha uno chiamato Solo Papà – nati a loro volta sulla falsariga del fenomeno di qualche anno fa delle mummy blogger (perché riversare su carta qualcosa che esiste e funziona sul web non è ben chiaro). Insomma, un libro leggero, così leggero che alla fine non resta (quasi) niente. Anzi no, una cosa resta: il “Riceddario”, la piccola appendice contenente le ricette personalmente ideate dall’autore, buone e sane, per la felicità di adulti e bambini. Con un nome così la menzione era d’obbligo.


  • Genere: Non Fiction; diario

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