Libri

Vetrina. “Un volto tra la folla”

Francesca Fichera

Un racconto che unisce vita e morte, baseball e televisione, scritto a quattro mani da Stephen King e Stewart O’Nan.

I rapporti di tipo religioso che gli americani intrattengono con le cose del mondo sono diversi. Stephen King e Stewart O’ Nan ne hanno scelti due: il baseball e la televisione, e li hanno rivisitati in una chiave molto cara al pubblico di genere. Frutto di questa duplice selezione e collaborazione è Un volto tra la folla (A Face In The Crowd), che vede ancora Giovanni Arduino impegnato nella traduzione italiana.

Il racconto, di appena quaranta pagine e disponibile in Italia soltanto in formato digitale, ha per protagonista Dan, uomo d’affari rimasto vedovo da poco. La morte della sua cara Ellie è stato per lui un colpo durissimo, al punto da trasformare le sue giornate (e nottate) in un’estenuante e squallida routine di partite alla tv, accompagnate da pasti cucinati male, birre in quantità, sonnifero, solitudine e ricordi. La ravviveranno delle inspiegabili – e, a loro modo, terribili – apparizioni televisive durante lo svolgersi dei match.

Moderata da O’Nan, la scrittura di King riduce a zero la sua spinta evocativa, semplificandosi al massimo. A restare sono tracce intermittenti del suo stile, abbellimenti che rendono Un volto tra la folla familiare ai fan del ‘Re’e fonte di sorpresa al mero lettore medio. Al di là di alcune (per fortuna poche) cadute nel banale, questo racconto scritto a quattro mani nasconde in realtà una profondità inaudita, che coincide con la schiusa, in conclusione, di un tema-simbolo della post-modernità: la morte vista dai morti, il racconto in prima persona della vita nell’aldilà.

Un volto tra la folla affronta il discorso da una prospettiva in attesa, se si vuole sociologica, perché fa sì che la connessione fra il vivere e il morire (della persona, dell’identità narrata) avvenga proprio all’interno di un dispositivo mediatico (in tal caso, la televisione) che è di per sé tentativo, slancio verso l’eternità. E diventa, di conseguenza, anche una riflessione malinconica sulla terza età, sui suoi addii e la sua malinconia, della quale le ultime pagine metaforicamente s’impregnano, lettera dopo lettera, in vista di un finale lungi dall’essere veramente compiuto.


  • Genere: Racconto
  • Altro: Traduzione di Giovanni Arduino.

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