Vetrina. “Prima che tu mi tradisca”
Antonella Lattanzi racconta il lato oscuro dell’animo umano – bisognoso d’affetto, bugiardo, crudele, mutevole – attraverso il rapporto tra due sorelle.
I tradimenti perpetrati ai danni delle persone che diciamo di amare sono al centro di Prima che tu mi tradisca di Antonella Lattanzi. È il 2 dicembre del 1943, nel porto di Bari, un episodio di guerra chimica a base di iprite provoca morte e distruzione. Lo chiamano il “Disastro di Bari”. Quella notte Giovanni compie sette mesi e resta indenne. Ma di quell’evento si porterà dietro qualcosa.
Anni Novanta. Giovanni ha una moglie, Angela, due figlie, Angela Junior e Michela. L’adolescenza di Michela, passa all’ombra della sorella maggiore, in una Bari criminosa, ma lei è tutta presa dalla propria persona, dal desiderio di farsi accettare. È in quell’età in cui si esce di casa per cercare conferme nel mondo esterno. Un giorno del ‘95,Angelagéi scompare. In quello stesso giorno, Michela aveva programmato la sua prima volta con il fidanzato. Ma le cose non vanno come aveva sperato e lei si trova a maledire la sorella, che con la sua sparizione ha orientato, ancora una volta, i riflettori su di sé. Quell’abbandono non le sarà mai perdonato.
Arriva quindi il nuovo secolo. Michela veste ormai i panni della figlia unica e buona, vive a Roma, dove ha deciso di trasferirsi con la scusa di cercare la sorella. La capitale diventa il luogo in cui lei ed Angela dovranno re-incontrarsi, e provare a risolvere un conflitto sedimentato troppo a lungo.
Il romanzo si divide in tre parti, delle quali la più riuscita è la prima, ambientata a Bari, città che gioca un ruolo non secondario: «Tutte le scelte della mia vita, tutto ciò che mi accadeva, era tutto colpa, o merito, di Bari», dice Michela. La Lattanzi riesce a ricreare le sensazioni di inadeguatezza e i desideri di conferma tipici dell’adolescenza. Scava nell’animo umano, scandaglia la crudeltà e l’egoismo che si annidano in ognuno di noi, i cattivi pensieri che celiamo con vergogna; si addentra nei meandri bui delle dinamiche familiari.
Il punto di vista si sposta da un personaggio all’altro, realtà e menzogna si fondono e confondono attraverso le parole dette e quelle pensate. Il linguaggio è mobile, come il mare di Bari descritto all’inizio, coperto da una patina oleosa: la scrittura si muove ondeggiando per adattarsi a situazioni, personaggi e città. Malleabile comei pensieri di un adolescente, spigolosa come il dialetto barese che esprime un Sud in cui il confine tra ciò che si può fare o no, non corrisponde a quello tra ciò che è lecito o meno. Le sottolineature sugli accenti esprimono l’essenza dell’essere meridionali. Un libro intenso, doloroso, fastidioso, che lascia l’amaro in bocca.
- Genere: Romanzo