Vetrina. “Un antidoto contro la solitudine”
Un’imperdibile raccolta di conversazioni con lo scrittore David Foster Wallace, a cura di Stephen J. Burn.
Esistono libri indispensabili al pari dei grandi classici della letteratura di tutti i tempi. Libri come Un antidoto contro la solitudine. Una raccolta di colloqui con David Foster Wallace che è riuscita laddove perfino la biografia più precisa – e al caso va citata ancora una volta Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi, di D. T. Max – ha, sebbene in minima parte, fallito: trascrivendone il pensiero con una selezione vivida, quasi violenta, raccontare lo scrittore, unico e geniale, al di là dei suoi racconti. Anche a chi quei racconti non li conosce ancora.
Il titolo del volume si ispira a un concetto espresso da Wallace in diverse occasioni, principio a lui così caro da risultare alla base del suo scrivere – nonché, in un senso neanche troppo oscuro, dello scrivere in generale: il superamento dello stato di solitudine connaturato all’umanità. «Il mondo reale è pieno di solitudine esistenziale. Io non so cosa stai pensando o cosa si prova a stare dentro la tua testa, e tu non sai cosa si prova a stare dentro la mia. Nella letteratura penso che in un certo senso riusciamo a saltare oltre questo muro», spiega David a Laura Miller nel 1996.
E questo è solo uno dei tanti ragionamenti che dal testo fioriscono come rivelazioni vere e proprie – e di cui colpiscono, peraltro, la chiarezza logica e la spontaneità dell’espressione – e che rendono Un antidoto contro la solitudine un’esperienza di stupore costante, realmente capace di mettere il lettore a tu per tu con l’autore di Infinite Jest e La scopa del sistema. Da questo incontro corale emerge un David Foster Wallace acutamente tratteggiato, una conoscenza sentita dei leitmotiv che lo hanno animato (e anche dannato): il suo sguardo lucido, disincantato ma non cinico; la sua avversione – solo all’apparenza paradossale – all’ironia dilagante dell’era post-moderna, di cui critica ripetutamente la tendenza ad esaurire, omologandoli, tutti i tentativi di sovversione socio-culturale.
Quasi stordisce il surplus di asserzioni e teorie sulla contemporaneità contenuto nell’antologia. Ma è solo un passo verso il risveglio della persona, di colui o colei che leggendo, oltre a comprendere, diventa anche capace di avvertire l’infinito, struggente amore di Wallace per ciò che vedeva e riportava su carta. Lo stesso che lo ha schiacciato ma che, come tutta l’arte degna d’essere definita tale, gira ancora, pronto a innescare il cambiamento, il ‘clic’, in grado di “abbattere il muro”.
- Genere: Intervista
- Altro: Traduzioni di: Sara Antonelli, Francesco Pacifico, Martina Testa.