Libri

#LeTreLetture. Il 2013 in tre libri

Roberta Iadevaia

Libri pubblicati, letti e amati nell’arco del 2013: una piccola classifica a cura di R. Iadevaia.

Fine anno. Tempo di buoni propositi, di regali ma anche tempo di tirare le somme: cosa ci ha portato di buono – in campo editoriale – questo 2013? Ecco qui una mini-classifica dei libri più convincenti (secondo il mio personalissimo parere) dell’anno che sta per finire.

Al terzo posto Atti mancati, primo romanzo del giovane poeta, saggista e critico Matteo Marchesini, edito da Voland e candidato al Premio Strega 2013. In poco più di cento pagine Marchesini ci regala un libro intenso, doloroso e sorprendente che esplora con coraggio la palude degli atti mancati, ovvero i sedimenti di esistenze che, proprio perché ignorati, incrostano il normale fluire della vita trasformandola in un acquitrino placido ma marcio. Atti mancati non è solo un romanzo sull’amore, l’amicizia, la malattia e la scrittura, ma un vero e proprio invito alle nostre generazioni ad affrontare quei demoni troppo spesso sopiti che precludono la via verso la consapevolezza e la crescita interiore; il tutto attraverso una scrittura magistrale, uno stile semplice e una struttura perfetta.

Secondo posto per Christian Frascella e il suo Il panico quotidiano (Einaudi), claustrofobico viaggio nel “male strisciante della nostra epoca” condotto attraverso una narrazione incalzante e uno stile diretto, brillante e sarcastico condito da un bel po’ di cinismo che non guasta (quasi) mai. Nelle esperienze narrate in prima persona dal protagonista, operaio di 27 anni colto improvvisamente da acuti e dolorosi attacchi di panico, il lettore non può che ritrovare una parte di sé: quella più intima, segreta e vulnerabile.

Il gradino più alto del podio spetta invece a uno degli scrittori più originali del panorama letterario italiano, Antonio Moresco e a quel piccolo grande capolavoro che è La lucina (Mondadori), fiaba misteriosa e complessa sul grande quesito filosofico che da sempre affligge l’animo umano: il senso profondo dell’esistenza. In questo racconto intimo e segreto, l’anonimo protagonista decide di “sparire” rintanandosi in un borgo deserto immerso nel bosco ma viene incuriosito da una lucina che si accende ogni sera, alla stessa ora, sulla montagna di fronte alla sua casa (dove non dovrebbe esserci nessuno); come a dire che, in questo “disperato fantasticare” l’unica soluzione è lasciarsi incantare da una sirena di luce fioca (la Letteratura? l’Illusione?) che ci proietta in un altrove in cui realtà e finzione, vita e morte, tempo e spazio si con-fondono, e l’uno si riscopre parte del tutto, nell’eterno cerchio del divenire.



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