Vetrina. “Il panico quotidiano”
Christian Frascella spalanca le porte del suo panico quotidiano: un viaggio straziante nella psiche umana, un romanzo che si fa divorare.
Christian Frascella, 27 anni, sta svolgendo uno dei soliti turni presso la fabbrica automobilistica di Torino dove lavora da anni. Poi, improvvisamente, sente piovergli in testa la paura. “Proprio così. Dal nulla. Come se l’orrore gocciolasse sulla mia dura madre”. Panico, dicono i dottori, ma Chri non può accettarlo: cosa c’entra con lui quella “roba da signore frustrate”? Sarà stato sicuramente qualcosa di organico – l’arancia? Il burro? L’olio? – o l’influenza, la stanchezza, “problemi al colon. All’intestino, forse. (Dov’era esattamente il colon?)”. Ma gli attacchi continuano, sempre più devastanti e frequenti, tanto da costringerlo a porsi la fatidica domanda: da dove nasce questo orrore, questa “lunga morte passeggera”?
Sarà il suo rapporto, ormai freddo e abitudinario, con Lucia? Sarà quel romanzo che non riesce a terminare? Sarà il lavoro duro e alienante in fabbrica? Saranno gli “amici” sui cui volti ora non legge che diffidenza e paura del contagio? O forse, come sostiene uno dei suoi psichiatri, il problema è a monte?
Per scoprirlo Christian dovrà affrontare un viaggio lungo fatto di solitudine, lacrime e fantasmi; un percorso di cui inizialmente sceglierà – come suo solito – le strade più semplici: ecco dunque che se la prende furiosamente ora con un Dio indifferente e sadico ora con la sua spaventata ragazza (che, di fatto, lo abbandona), che si imbottisce di psicofarmaci, che si mura in una casa nemmeno sua. Poi, proprio quando sembrano esserci solo disperazione, vuoto e paura della morte, il prestare aiuto a un suo ex collega in fase terminale apre un piccolo spiraglio di luce cui segue, fulminea, sconcertante, la rivelazione. E a nulla servirà il ritorno di Lucia: Christian è cambiato, Christian ora sa e non può più fingere. Uno straziante, memorabile monologo porrà fine alla sua vita di un tempo, determinando l’inizio di una nuova fase fatta di una – difficile, difficilissima – accettazione: “non riuscivo ad abituarmi all’idea che il panico mi avrebbe accompagnato nel corso di tutta la mia vita. Mi ripetevo: perché a me? Perché, tra tutti, proprio a me? Me lo domando spesso. Non ho risposte. Però, se me lo domando, significa che sono ancora vivo. È qualcosa, ed è abbastanza.”
Attraverso una narrazione incalzante, vicina per icasticità e toni a quella cinematografica, nonché uno stile forte e diretto, brillante, sarcastico e un bel po’ cinico, Christian Frascella con Il panico quotidiano (Einaudi) riesce a sollevare il velo che cela questo “male strisciante della nostra epoca” e lo fa con una naturalezza tale – dettata o meno da esperienze personali, poco importa – da toccare più di una corda nel lettore. Che in quei nervi scoperti non può che ritrovare una parte di sé.
- Genere: Romanzo