Vetrina. “Atti mancati”
Un romanzo intenso, coraggioso e introspettivo, che sorprende e fa riflettere
«A un certo punto, senza accorgertene, hai trentatré anni. E non puoi neanche dire di non aver raggiunto, almeno in parte, ciò che volevi. Fai un lavoro che non ha orari e quasi non ha gesti, asettico, ripulito da ogni sgradevole contatto umano. Non ricordi nemmeno più quando ha preso piede in te questa necessità di limare, escludere, cancellare tutto […] Sai solo che ora che hai quasi raggiunto l’obiettivo, lisciato ogni contorno, pareggiato ogni asperità, non ricordi più perché l’hai fatto. Ti chiedi per quanto tempo sarà possibile barare scrivendo il tuo articolo giornaliero senza lasciar capire che dietro è stato tolto l’audio dell’esperienza».
Con un incipit del genere si capisce perché Atti mancati, primo romanzo del giovane poeta, saggista e critico Matteo Marchesini, sia stato candidato dal suo editore Voland al Premio Strega 2013.
Difficile infatti staccarsene, difficile non sottolinearne certi passi: in poco più di cento pagine Marchesini ci regala un libro intenso, doloroso e sorprendente che esplora con coraggio la palude degli atti mancati, ovvero i sedimenti di esistenze che, proprio perché ignorati, incrostano il normale fluire della vita trasformandola in un acquitrino placido ma marcio. In questa palude ha deciso di ristagnare Marco Molinari, il giovane protagonista e alter ego dell’autore, giornalista e intellettuale tanto brillante sulla carta quanto monotono nella vita, ossessionato da quel Romanzo impaludato, appunto, che trascina da un computer all’altro senza riuscire a terminalo. Le cose cambiano quando, durante la consegna del Bolognino d’oro al suo docente universitario nonché amico e maestro di vita Bernardo Pagi, Marco rivede Lucia, quella stessa ragazza che lo aveva lasciato, senza spiegazioni, cinque anni prima. Ma dire che fosse la stessa ragazza non è corretto: Lucia infatti appare subito diversa sia nel fisico che negli atteggiamenti, è smagrita, lunatica ma soprattutto ostinatamente ancorata ai ricordi del passato. Sarà proprio la sua tenacia, unita a un’arguzia fuori dal comune controbilanciata da un infantilismo dolce, a costringere l’uomo – un bambino che non vedendo crede di non essere visto – a scavare dentro di sé e a riportare alla luce un passato, condiviso, di frasi sospese e azioni mancate. Solo dopo aver pagato la consapevolezza con il puro, autentico dolore Marco riuscirà finalmente a concludere il Romanzo perché, come asserisce il suo maestro Pagi, “a volte, finire un libro è solo questo: prendere atto”.
Attraverso una scrittura magistrale e uno stile semplice e diretto, Marchesini imbastisce una struttura perfetta, “una narrativa breve, che tenga tutto in poco spazio” come afferma lo stesso scrittore; un po’ come la Bologna che fa da cornice al libro di cui l’autore – corrispondente della redazione bolognese del Corriere della Sera – riporta fedelmente le strade e quel milieu intellettuale oggigiorno alquanto chiuso e auto-compiaciuto. Atti mancati non è solo un romanzo sull’amore, l’amicizia, la malattia e la scrittura. È un vero e proprio invito alle nostre generazioni ad affrontare quei demoni troppo spesso sopiti, che precludono la via verso la consapevolezza e la crescita interiore.
- Genere: Romanzo