Vetrina. “Il gabinetto del dottor Kafka”
Insonnia, autoanalisi, storie di provincia e ironiche stilettate al mondo della letteratura contemporanea
Il gabinetto del dottor Kafka di Francesco Permunian, edito da Nutrimenti, è un libro che non si colloca facilmente nel panorama letterario attuale.
Il gabinetto del titolo è un bagno alla turca della stazione di Desenzano del Garda, a cui lo scrittore è molto affezionato, non solo perché ci sarebbe passato Kafka, lasciandovi un graffito, ma perché è il luogo speciale in cui si reca ogni mattina dopo aver consumato il cappuccino delle 6.30 al bar della stazione. Il fil rouge dell’opera, un insieme frammentario di racconti, è l’insonnia dello scrittore, che genera mostri, riflessioni, reminiscenze, critiche alla letteratura “da reality” odierna. In una conversazione con Salvatore Silvano Nigro, scrittore e saggista, l’autore gli confida i suoi problemi a prendere sonno e la disperata ricerca di un rimedio; l’amico gli gela il sangue con una rivelazione: «Se tu sei diventato uno scrittore, caro mio, lo devi unicamente all’insonnia. L’insonnia ti ha aperto i cancelli della notte, non dimenticarlo, ed è stata per te una benedizione». Benedizione che, agli occhi di Permunian, ha il sapore di una condanna. Quello che seduce, fin dalle prime pagine, è la capacità dell’autore di dire qualunque cosa senza filtri, come fanno i bambini e le persone anziane; d’altronde, pur essendo nato nel 1951, così parla di sé: «Fra poco cesserò di lavorare, ho pensato, e passerò le giornate annoiandomi dalla mattina alla sera, magari rompendo i coglioni a destra e manca come fanno tutti i vecchietti di questo mondo». Senza peli sulla lingua, per nulla benevolo con se stesso−si definisce uno scrittore “marginale”, non “alla moda”− non risparmia giudizi impietosi sulle figure che si muovono nei circoli letterari: «Quella sera veniva presentato l’ultimo romanzo di una nota femminista italiana, un’orribile lesbica che si è messa a scrivere romanzi pure lei come se non bastassero già i comici e i cantanti…». Ogni storia è costellata da nomi di personaggi più o meno noti, accanto ai quali si muovono grottesche figure del parentado,strani personaggi locali, zingari, poeti, vecchi compagni di scuola, protagonisti di tragi-commedie dell’assurdo.
Leggendo Il gabinetto del dottor Kafka si ha l’impressione di avere davanti uno scritto proveniente un passato mediamente lontano, c’è qualcosa di antico e che riconduce a un’idea di letteratura “alta”. Le storiesono ricoperte da quella patina giallognola che rende affascinanti le vecchie foto. Anche se poi sono foto scattate adesso, con uno stile tagliente e sapiente, in cui è evidente la compenetrazione e al tempo stesso la presa di distanza da mondo raccontato. Dalla penna di Permunian emergono con ironia feroce, vizi, segreti, difetti, scheletri; cose che in un mondo di provincia, per buona creanza, si usa tener nascoste negli armadi di famiglia.
- Genere: Narrativa italiana