Vetrina. “Dissipatio H.G.”
La penna sottile e raffinata di Guido Morselli nell’ultimo, indimenticabile romanzo concluso pochi mesi prima del suicidio del suo autore
Quello della fine del mondo non è certamente un tema nuovo, basti pensare al bombardamento mediatico che ha caratterizzato i mesi appena trascorsi. Tuttavia l’immaginario collettivo è portato ad associare all’Apocalisse scenari di devastazione e panico, allarmanti certo, ma perlomeno familiari. Ebbene, Dissipatio H.G. è qualcosa di completamente diverso. Il romanzo di Guido Morselli, scritto nel 1973 pochi mesi prima del suo suicidio e meritatamente ristampato da Adelphi, è da questo punto di vista unico, geniale e straniante. L’autore infatti presenta fin da subito uno scenario in cui l’umanità dell’intero pianeta (l’H.G. del titolo sta per “humanis generis”) si è semplicemente volatilizzata “senza residui e senza indizi di una qualunque motivazione”, alle 2 di notte del 2 giugno di un anno non specificato, esattamente quando l’anonimo protagonista, un ex giornalista auto-esiliatosi in una capanna nella valle di Widmad, tenta di uccidersi trovandosi invece ad essere, paradossalmente, l’unico sopravvissuto.
Passando dal panico all’accettazione, “con intervalli di proterva ilarità, e di feroce sollievo”, questo Robinson post-moderno, ironico, malinconico e coltissimo, affetto da “un’insensibilità misurata e tenace” e definitosi “monade intellettuale” e “fobantropo”, si ritrova dunque a fronteggiare un mondo senza “il Grande Nemico” e i suoi prodotti degenerati – l’ideologia, il consumismo, la politica, le convenzioni sociali – e a godere della bellezza del mondo riconquistato dalla natura.
Tuttavia, dopo un’iniziale esaltazione solipsista, la “barchetta di carta” con la quale il protagonista galleggiava sull’orrore totale si rompe a poco a poco, mangiata da quel silenzio “che non scorre. Si accumula”, da interrogativi che restano senza risposta (perché l’umanità è scomparsa? E perché solo lui, insignificante come tutti gli altri, è sopravvissuto? È il prescelto o l’escluso?) percossa da un raptus, una “frenetica nostalgia” che lo porta a pensare agli scomparsi con meno distacco, addirittura con empatia, a costruire un monumento commemorativo, a disseminare manichini per le strade, a lasciare messaggi disperati nell’aeroporto di Teklon e a seguire l’allucinazione di Karpinsky, giovane ed eterodosso medico – nonché uno dei suoi rarissimi amici – morto prima dell’Evento ma paradossalmente l’unico che sembra “rivivere”, il quale lo condurrà nell’odiata “Crisopoli”, la Città dell’Oro (chiaramente Zurigo) eletta a centro della sua detestazione del mondo e ora silenziosa testimone di una dolorosa riconciliazione.
La penna sottile e raffinata di Morselli riesce a tratteggiare, con uno stile personalissimo, un personaggio insolito, acuto, umanissimamente disperato, davvero difficile da dimenticare nel suo affannoso viaggio verso la comprensione dell’altro-da-sé.
- Genere: Narrativa italiana