Scaffale. “Vita di Pi”
Il bel libro di Yann Martel che ha ispirato l’omonimo film di Ang Lee
A 10 anni dall’assegnazione del Booker Prize, Vita di Pi di Yann Martel, è investito dal potere vivifico che solo il Cinema ha nei confronti dei libri, grazie all’omonimo film di Ang Lee. In Italia è edito da Piemme, che già lo aveva pubblicato nel 2003.
La vicenda di Piscine Molitor Patel, detto Pi, ha tutti gli ingredienti del romanzo di successo. Tratto da una storia vera, raccolta da Martel, Vita di Pi fa divertire, riflettere, commuovere, nauseare, inorridire. Pi è un adolescente indiano, la cui vita, piena di colori, si svolge senza troppi intoppi a Pondicherry, vicino allo zoo diretto dal padre. È intelligente e curioso, ama gli animali ed è stranamente interessato al tema della religione e, sebbene i suoi genitori non siano praticanti, comincia ad amare Dio al punto di abbracciare tre fedi contemporaneamente. A causa di difficoltà economiche, la famiglia decide di emigrare in Canada. Il viaggio prevede anche lo spostamento di una parte degli animali dello zoo. Una tempesta affonda la nave e Pi, a sedici anni, si ritrova nel mezzo del Pacifico, a bordo di una scialuppa di salvataggio in compagnia di una zebra, un orango, una iena e una tigre. Qui comincia la sua avventura, una estenuante lotta per la sopravvivenza che durerà 227 giorni. Coprotagonista del lungo viaggio è Richard Parker, un bell’esemplare di tigre del Bengala, amico-nemico di Pi, compagno di sventura e, per certi versi, suo salvatore. La storia della singolare coppia di naufraghi è estrema e disperata, ma gli eventi al limite del sopportabile, che si verificano nel microcosmo della scialuppa, non tolgono mai a Pi la fede e la speranza.
Lo stile di Martel è scorrevole e divertente, il personaggio di Pi è adorabile, capace di esprimersi con ironia nel bel mezzo di una catastrofe e con levità anche quando parla dei massimi sistemi. I dubbi religiosi, le domande a cui nessuno sa dare risposta, escono dalla bocca di Pi senza mai essere pesanti. Un umore narrativo allegro e piacevole permea il libro nella sua interezza, cosa davvero lodevole per uno scritto in cui ci sono scene così cruente, capaci di far sentire il sapore di ruggine in bocca.
Una curiosità: il nome Richard Parker, che nel racconto è affibbiato alla tigre a causa di un errore burocratico, è un omaggio di Martel a Edgar Allan Poe. Nel suo racconto Storia di Arthur Gordon Pym del 1837, quattro naufraghi spinti dalla fame decidono che uno di loro, scelto tirando a sorte, sarà ucciso e mangiato: il nome di quel marinaio è Richard Parker. Ed esiste anche una macabra coincidenza: mezzo secolo dopo, nel 1884, quattro naufraghi della Mignonette, battente bandiera inglese, si trovarono a dover prendere la stessa decisione. Anche in questo caso, reso noto dal processo “The Queen vs Dudley and Stephens”, il malcapitato si chiamava Richard Parker.
- Genere: Avventura
- Altro: Traduzione di Clara Nubile