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Zebra Poetry Film Festival: la parola va alla videopoesia

Roberta Iadevaia

Una festa in onore della poesia, madre di tutte le arti

Si è appena concluso lo Zebra Poetry Film Festival, il festival biennale di videopoesia più importante d’Europa, se non del mondo, che dal 18 al 21 ottobre ha animato il cinema Babylon di Berlino. Giunto alla sesta edizione, lo Zebra ha registrato un grande successo di pubblico e di partecipazione ricevendo ben 870 video da 63 Paesi, a conferma del crescente interesse verso questo genere artistico che ibrida poesia, cinema e nuovi media. Tra le 30 videopoesie selezionate al concorso, si sono distinte: Lost and Found Box of Human Sensation (Germania 2010) di Martin Wallner e Stefan Leuchtenberg, vincitrice del Premio Miglior Videopoesia; I come from… (Inghilterra 2011) di Daniel Lucchesi e Alex Ramseyer, vincitrice del Premio Goethe; e Life and Deaf (Inghilterra 2012) di Evelyn Lee, basata sulla poesia That’s Not All of Me composta da ragazzi inglesi non udenti, vincitrice del premio Ritter Sport. Da segnalare inoltre Der Zauberlehrling di Kerstin Höckel (Germania 2012) che si è aggiudicata il Premio Zebrino per il Miglior Film per bambini e ragazzi su votazione dei ragazzi stessi. Quest’anno poi, per la prima volta, sono stati istituiti quattro nuovi premi: quello per la Miglior Opera prima, vinto da Franziska Otto con Heimweg (Germania 2010); il premio Miglior Film sulla Tolleranza, vinto da Blood is Blood (Canada 2010) di Carolyn Marie Souaid; il premio Migliore Performance poetica su Film, vinto da Why I Write (Cambogia 2011) di Masahiro Sugano, poeta e tatuatore rinchiuso per 14 anni in un carcere americano,  e il premio del pubblico di radioeins, vinto da Laen Sanches con Balada Catalana (France 2010).

Ma lo Zebra non è solo una gara di videopoesie: numerosi infatti gli spunti interessanti, dalla sezione Flashback, che verte sui precursori e le origini della videopoesia (focus di quest’anno le opere della avanguardie europee e americane del periodo 1920-1940 e una retrospettiva su Gerhard Rühm, pioniere della videopoesia e co-fondatore della Scuola di Vienna) ai dibattiti sulle caratteristiche del genere e le lunghe notti di reading perché, ed è giusto sottolinearlo, Festival come questo non si propongono di mortificare la parola scritta; piuttosto festeggiano la poesia, madre di tutte le arti, in qualsiasi forma essa si manifesti. Tra le tante bellissime iniziative, un’attenzione particolare merita, per intelligenza e sensibilità, il workshop di film-making destinato sia ai bambini che agli insegnanti, cui vengono illustrati i metodi per l’utilizzo dei mezzi audiovisivi nell’insegnamento delle poesie nelle scuole.

Quando vedremo cose simili anche in Italia?



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