The Sessions
Una commedia indipendente che riesce a trattare con leggerezza il tema dell’amore e del sesso per un paralitico
Film rivelazione al Sundance Film Festival dell’anno scorso, The Sessions, diretto e scritto da Ben Lewin, è la vera storia di Mark O’Brien, poeta americano divenuto paralitico in seguito a una grave forma di poliomelite contratta da bambino. Con il volto e il corpo di John Hawkes la storia dell’iniziazione sessuale – e di quella alla vita – del trentottenne Mark rivive in tutta la sua ironia, narrata senza sentimentalismi, carica dello stupore quasi infantile che ha il protagonista stesso verso la vita e le forme di auto espressione, una su tutte l’amore.
Mark, appunto, sembra quasi un bambino, con la stessa curiosità e le stesse paure, e quel senso di colpa di stampo cattolico verso la propria sessualità che confida puntualmente al suo parroco, il sempre giusto William H. Macy.
Dopo una delusione d’amore, decide di rivolgersi a una terapista del sesso, Cheryl Cohen Greene (Helen Hunt), per scoprire finalmente i piaceri del sesso, previo nullaosta dell’amico prete. Durante i sei “incontri” previsti (da qui il titolo The Sessions) Mark imparerà a conoscere il suo corpo, quello della matura ma naturalmente bella Cheryl – per questo ruolo Helen Hunt ha ottenuto la candidatura agli Oscar come miglior attrice protagonista – e anche se stesso, in un percorso di accettazione della propria malattia e di superamento dello stadio di immaturità in cui si trova. Divenuto finalmente uomo, Mark è dunque pronto a parlare senza mezzi termini degli organi sessuali, a fare il filo alle altre donne, ad amare fino alla morte, sopraggiunta nella realtà a 49 anni; come ricordarlo al meglio se non con il poema da lui scritto proprio sull’amore? La scena finale riunisce, come nella migliore tradizione corale, tutti gli affetti della vita di Mark nel luogo che, nonostante tutto, continuava ad essere il punto di riferimento per lui, la Chiesa.
Nato come produzione indipendente, il film di Lewin possiede tutti i canoni del genere, dalla semplicità della messa in scena all’essenzialità dell’impianto narrativo, dalla qualità delle interpretazioni – mai eccessive – a quella dei dialoghi – necessariamente romantici come il protagonista, ma mai scontati e superflui – per una commedia allo stesso tempo profonda ma leggera dall’inizio alla fine, come è stata la vita di Mark e come dovrebbe essere quella di chiunque.
Dettagli
- Titolo originale: Id.
- Regia: Ben Lewin
- Fotografia: Geoffrey Simpson
- Musiche: Marco Beltrami
- Cast: John Hawkes, Helen Hunt, William H. Macy, Moon Bloodgood
- Sceneggiatura: Ben Lewin