Arti Performative Dialoghi

Sedici anni di Attraversamenti Multipli nella capitale. Intervista ai direttori artistici

Renata Savo

Da sedici anni la capitale ospita il festival multidisciplinare ideato da Margine OperativoAttraversamenti Multipli”, evento inserito nell’edizione 2016 dei «Festival di particolare interesse per la vita culturale della Città: “Roma, una Cultura Capitale”».

L’attraversamento di spazi alternativi o urbani, le architetture di corpi nello spazio, il senso dell’abitare, l’ibridazione dei formati spettacolari, sono tra le principali caratteristiche dei teatri dell’ultimo decennio radicate nella cultura sessantottina: riemergono quando il teatro accoglie su se stesso una valenza politica più marcata, in quanto espressioni del legame arcaico tra il teatro e la polis, la città e la sua cittadinanza.

I direttori artistici di Attraversamenti Multipli, Alessandra Ferraro e Pako Graziani, sedici anni fa decisero di fare di questi aspetti e dell’”irregolarità” dello spazio le regolari cifre stilistiche del proprio progetto, sfidandone la complessità e l’arditezza dello sguardo. Sono stati attenti osservatori della contemporaneità, e lo sono ancora oggi, con tutta la vitalità che può essere contenuta in un festival come questo. In un presente che se, da un lato, è asfittico perché rende faticosa qualsiasi rigenerazione, dall’altro, però, dà loro ragione: è di questo che abbiamo bisogno in qualsiasi impresa culturale, di performance e di teatro nella vita per sentire, respirare, trasmettere, la sua profondità.

Nel 2014, tra l’altro, il festival ebbe anche una versione napoletana che coinvolgeva le stazioni della metropolitana: ecco, ogni città dovrebbe avere il diritto a vivere di attraversamenti, di piccole rivoluzioni, di momenti di rottura che non siano solo quelli “popolareschi” o carnevaleschi. Teatro, danza, performance, musica, video, street art, fumetti: «In questa sedicesima e edizione, abbiamo scelto di rafforzare la natura meticcia e multisfaccettata del festival e di continuare a dare cittadinanza a diverse pratiche delle arti sceniche contemporanee», hanno dichiarato alla stampa i due direttori artistici, a proposito dell’edizione 2016 che si terrà dal 20 al 30 ottobre (qui il programma).

Abbiamo voluto, allora, fare qualche domanda ad Alessandra Ferraro e a Pako Graziani per sapere cosa si prova ad avere la responsabilità direzionale di un format così multi-sfaccettato, e come si fa, dopo sedici anni, a conservare nel tempo la freschezza di un progetto e di questa sua formula che, sin dalle origini, possiede il germe dell’avanguardia.

 

Sedici anni, per un festival – di questi tempi, poi – non sono pochi. Se doveste provare a scrivere una storia di “Attraversamenti Multipli”, da dove partireste, e quali sarebbero state, nel tempo, le evoluzioni significative che avreste appuntato (anche rispetto al pubblico – se è cambiato –, non soltanto rispetto agli artisti o alla vision del festival)?

Arrivare a compiere sedici anni per noi è un traguardo importante, soprattutto come giustamente sottolinei, “di questi tempi”. Nonostante il festival negli anni sia cresciuto e si sia rafforzato come proposta artistica riuscendo a connettersi anche con la scena internazionale, continua ad essere un festival “precario”. Ogni anno non sappiamo fino a qualche mese prima se riusciremo a realizzarlo e paradossalmente mentre il progetto cresce le economie a disposizione diminuiscono (questa è una situazione che condividiamo con gran parte della scena artistica del contemporaneo).

Per scrivere la storia di Attraversamenti Multipli bisognerebbe partire dalla sua “nascita” dal 2001. E dai suoi “elementi fondativi”: l’ attenzione ai punti di contatto tra codici artistici diversi, il muoversi in spazi di prossimità tra arte e vita (spazi urbani e spazi pubblici ), la predilezione per location particolari, la vocazione al nomadismo (che ci ha portato a presentare gli eventi sempre in spazi diversi), la voglia di incontrare pubblici diversi, la proposta di formati artistici “strani”, dagli eventi che iniziavano al tramonto per concludersi all’alba del giorno dopo, alle performance di 5 minuti, da un reading di poesia che irrompeva durante un dj set per un pubblico di migliaia di persone, a una installazione pensata per uno spettatore alla volta. Gli eventi in luoghi particolari della metropoli – come nelle stazioni della metropolitana con migliaia di persone – o l’utilizzo di spazi di archeologia industriale come, ad esempio, Officine Marconi / ex Italcable (che abbiamo utilizzato per primi), insieme all’intreccio di diversi linguaggi artistici, sono stati elementi fondativi di Attraversamenti Multipli, un progetto in continua evoluzione: forse sono state due le traiettorie di sviluppo più significative, una è la ricerca sulla dilatazione dei confini del teatro e sulla sua rigenerazione attraverso l’incontro con diverse arti; la seconda si basa sul rapporto “viscerale” con la “città”, intesa non solo come coordinate spaziali ma come luogo di vita, di ricerca e sperimentazione sulle connessioni possibili tra arti performative, spazi urbani e pubblici diversi. In ogni edizione abbiamo invitato artisti che lavorano sulle linee di confine tra diversi linguaggi artistici e proposto performance e azioni artistiche capaci di “abitare” i luoghi con cui venivano in contatto.Rispetto al pubblico: noi continuiamo a intercettare pubblici diversi, anche grazie ai format diversi che proponiamo, dallo spettatore “abituale”, al pubblico “casuale” che possiamo incontrare durante gli eventi in spazi urbani. Da due anni, inoltre, proponiamo anche degli spettacoli rivolti alle nuovissime generazioni di spettatori: gli Under 15, allargando quindi la proposta ad un pubblico ancora più ampio. Ci piace vedere che il festival è attraversato e vissuto da spettatori molto diversi tra loro.

“Meticciato”, “confini”, “utopia”. Se il fine dell’arte fosse riflettere la coscienza del tempo che viviamo, per superare pregiudizi, andare a fondo nelle cose che già esistono veicolando allo spettatore una percezione diversa del reale, direi che Attraversamenti Multipli risponda molto bene a questa finalità: ascoltare il presente per diffondere bellezza, intesa anche come verità. Cosa c’è da aggiungere, qual è la vostra visione in merito? Finalità sociale e confine dell’arte (ammesso che esista un confine, e le ultime notizie di cronaca teatrale portano, nel bene o nel male, a domandarselo) possono coincidere?

Ascoltare il presente per diffondere bellezza. Grazie per questa frase che riesce a sintetizzare l’orizzonte verso cui tende Attraversamenti Multipli. Sicuramente il nostro tempo ha bisogno di bellezza, e per noi bellezza significa creare in sinergia con gli artisti che attraversano il festival delle opere che riescono a incalzare le emergenze del presente. Il meticciato è la parola / il concetto intorno al quale ruota Attraversamenti Multipli 2016. La prospettiva del meticciato apre la strada alla riflessione sugli “interstizi”, sui punti di contatto sui punti di vista multipli. La prospettiva del meticciato ci propone di attraversare i confini. Per noi arte e vita sono sempre state in stretta connessione, non vediamo confini tra le sperimentazioni artistiche e le possibilità che ha l’arte di creare relazioni con la società e di delineare risposte alle domande del proprio tempo.

L’offerta di questa edizione sembra particolarmente varia, per temi, per target di pubblico, per forme e formati: cosa deve aspettarsi il pubblico?

È una caratteristica di Attraversamenti Multipli proporre un viaggio tra gli orizzonti mobili delle arti performative contemporanee proponendo artisti e “formati” anche molto diversi tra loro. Sicuramente l’edizione di quest’ anno rafforza questa vocazione al “meticciato” di generi e stili. Il nostro modo di concretizzare il concetto del meticciato è di dare cittadinanza a diverse pratiche delle arti sceniche contemporanee. Chi verrà ad Attraversamenti Multipli potrà incontrare delle performance site-specific create per il festival: le installazioni performative della danzatrice Olivia Giovannini e la sperimentazione tra musica e danza di Sara Marasso e Stefano Risso, il reading performativo, originale, di Nano Egidio che si intreccerà con la presentazione del libro a fumetti Da quassù la terra è bellissima di Toni Bruno e il reading della compagnia Bartolini/Baronio dal libro “Amianto” di Alberto Prunetti; Live Drawing della illustratrice Rita Petruccioli e dello street artist Lucamaleonte; la performance musicale di Francesco Leineri, il concerto/spettacolo dei Cardamomò, lo spettacolo multimediale Le città (in)visibili di Tiziano Panici, il primo step del nuovo spettacolo di Dario Salvagnini/Santasangre. Potrà vedere il primo studio del nuovo spettacolo di danza dei C&C, e lo spettacolo Pillole di Cuoro di Gioia Salvatori nato da un blog. Cinque sono gli spettacoli che affrontano direttamente il tema dei confini e del loro superamento: lo spettacolo della compagnia Ortika Chi ama brucia, il concerto di world music di Sandro Joyeux, Migrant, lo spettacolo di Aleksandros Memetaj Albania casa mia, la performance Nothing to declare di Yoris Petrillo, lo spettacolo di Margine Operativo Al palo della morte. Mentre due sono gli spettacoli per le nuove generazioni di spettatori: lo spettacolo di circo contemporaneo dell’ensemble dei Nanirossi e la performance di danza Clown di Giovanna Velardi

Parliamo di un altro tema che tocca nervi scoperti delle persone relativamente giovani: la formazione. Non teatrale, però, quanto progettuale: cosa consigliereste a chi, nella vita, vorrebbe organizzare eventi culturali? Da dove partire?

Quello della formazione è un tema centrale. Noi crediamo molto nei processi di autoformazione, anche per esperienza personale. Margine Operativo è nato all’interno di un centro sociale, dove abbiamo avuto la possibilità di creare i nostri spettacoli e di sperimentare la creazione di eventi multidisciplinari. Questa esperienza per noi è stata fondativa e ci ha dato la possibilità di toccare tutte le fasi della creazione di un evento, da quella progettuale-artistica, a quella tecnica e logistica. Per noi creare Attraversamenti Multipli ancora oggi è come creare un “grande e multiplo” spettacolo. La partenza dovrebbe essere avere la possibilità di poter sperimentare concretamente le varie e intrecciate fasi di creazione di un evento. Possibilità che ci sembra sempre più complessa per chi si affaccia ora su questo universo. Proprio perché siamo convinti che la sperimentazione concreta sia importante, siamo da due anni in network con il progetto e il festival “Dominio Pubblico_la città agli Under 25”, che è un percorso di formazione, condivisa e progressiva, di spettatori attivi. Il progetto, consolidatosi negli anni e giunto alla quarta edizione, prevede che i ragazzi, esclusivamente Under 25, che ne prendono parte, entrino non solo in contatto con il panorama artistico contemporaneo sviluppando un proprio pensiero critico, ma anche con ogni aspetto organizzativo di un festival curandone e gestendone tutte le fasi di elaborazione e progettazione. La relazione con Attraversamenti Multipli si concretizza attraverso il progetto Il progetto Under 25 – il Blog: la redazione del Blog di Attraversamenti Multipli 2016 è formata da un gruppo di ragazzi e ragazze Under 25, che seguiranno tutto il festival raccontandolo in modo completamente indipendente.



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