Arti Performative

#ToBorNot. Alla scoperta del neo-burlesque, a Roma, con il Teatro Ivelise

Chiara Nicolanti

Torna la rubrica #ToBorNot di Chiara Nicolanti sulle tecniche di trasmissione delle arti performative, portandoci alla scoperta del neo-burlesque, da tre anni oggetto di studio al Teatro Ivelise di Roma


 

Qualche tempo fa qui sulle nostre pagine si cercava di ribaltare il pregiudizio secondo il quale un’arte comica o burlesca non fosse degna di calcare i palcoscenici del teatro d’arte (nel focus La Commedia dell’Arte: pregiudizi e paradossi di un teatro d’arte diversamente di ricerca a cura di Gertrude Cestiè). Similmente, sarebbe il caso di sfatare anche il mito, lo stereotipo, anzi, che colpisce la trasmissibilità, la didattica, di alcune tecniche, che al di là dell’oggettività vera o presunta del loro fascino, nel proprio moto di allontanamento da noi si riscoprono ancora di più degne di recupero.

Perché. infatti, questo vale per la musica popolare (si pensi alle varie scienze demoetnoantropologiche musicali, per esempio, che da Alan Lomax, Diego Caripitella, Ernesto De Martino, ad Alan Merriam, a Curt Sachs, hanno cercato di preservare e di raccontare i motivi, le tecniche, e il contesto socio-culturale in cui si inscrivevano le forme musicali popolari e popolaresche) e non, per esempio, per il “burlesque”?

Nato nell’Inghilterra dell’Ottocento, il burlesque (o per meglio dire, il Neo-burlesque) è tornato negli ultimi decenni a far parlare di sé i palcoscenici di tutto il mondo, nonché il grande schermo (basti pensare al celebre Burlesque, il musical con protagoniste Cher e Christina Aguileira, anno 2011), anche grazie al fascino di performer che sono diventate vere icone del nostro tempo, prima tra tutte Dita Von Teese.

Il revival di quello che può essere considerato uno stile di vita, un oggetto di culto, o anche uno squisito passatempo, ha offerto terreno fertile alla nascita di scuole e accademie, luoghi in cui donne di ceti e formazioni culturali eterogenei si ritrovano, in un contesto quindi puramente femminile, a giocare, vestendo un ruolo diverso da quello quotidiano, lasciando uno spiraglio al proprio, irriverente, personaggio segreto.

Il gioco del teatro ritrova in queste esibizioni la sua componente burlesca, appunto, negando lo spazio alla parola (quasi sempre del tutto assente), facendosi esplicitamente esibizione, godimento dello sguardo e dell’atto stesso del mostrarsi. Le performer di burlesque strizzano l’occhio al timido voyeur, spalancando la porta della loro intimità, trasformando il gesto usuale in spettacolo, il pudore in languore, l’imbarazzo in verve comica.

Negli ultimi anni la richiesta di serate passate tra fumi, piume enormi e paillettes scintillanti si è moltiplicata e il numero del pubblico sensibile a questa magia si è allargato, e ha investito, a Roma, il Teatro Ivelise nelle immediate vicinanza del Colosseo, diventando location imprescindibile ed eccezionale punto di riferimento del genere. Qui, Creamy Dolcevita ha scelto il piccolo e gentile palcoscenico per il debutto del suo Cabaret di Swing e Burlesque, spettacolo ibrido diventato appuntamento imperdibile per l’appassionato pubblico romano. Ed è per questo che domenica scorsa, Creamy e la sua collega Miss Vampfire hanno invitato le allieve, veterane e future, a prendere il primo tè della stagione autunnale. Tra pasticcini, poltrone di velluto e le note di Sonny Lester, hanno illustrato, sotto le luci soffuse della ribalta, il programma del prossimo anno di corso della loro Académie pour Femmes nata nel 2013 in collaborazione con l’Accademia Italiana Galateo.

Se volete conoscere i dettagli del corso, conoscere i segreti del burlesque, il fascino erotico e le sue tecniche di trasmissione, rimandiamo direttamente al sito del Teatro Ivelise



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