Arti Performative

Clara Gebbia/Enrico Roccaforte/Katia Ippaso // Paranza, il miracolo

Irene Cortese

Vincitore della rassegna “I Teatri del Sacro 2013”, il progetto di Clara Gebbia, Enrico Roccaforte e Katia Ippaso che narra quattro storie di disperazione e il loro procedere dallo smarrimento alla speranza collettiva


 

«Quattro individui si ritrovano per strada, ci sono finiti: un manager licenziato, una donna malata, una cantante di talento, una signora benestante ma terremotata.» Si riuniscono in una paranza, come i gruppi di fedeli che durante le feste in onore di santi e Madonne trasportano in processione statue e obelischi. E come in una processione si intona, si canta, si chiede un miracolo nel panorama apocalittico di un paese devoto alle furberie dei politici.

L’approccio di Clara Gebbia e Enrico Roccaforte è semplice, onesto e privo di intellettualismi, qualità abbastanza apprezzabili considerata l’offerta teatrale della capitale, anche in questo momento. La drammaturgia di Katia Ippaso si muove sul doppio binario di una partitura dialogica e di liriche messe in musica da Antonella Talamonti. È chiaro l’intento: un ritratto italiano con disoccupato, lavoratrice dello spettacolo disoccupata, terremotata illusa dai politici e donna malata e povera; quattro storie di disperazione, dall’isolamento alla solidarietà, dallo smarrimento alla speranza collettiva.

La partitura dialogica manca di dettagli, scientificità e precisione chirurgica che forse renderebbero le quattro storie su povertà, crisi e corruzione più avvincenti; formalmente lo spettacolo è alla ricerca del registro poetico di atmosfere folcloristiche che non sempre si realizza appieno e con successo. I momenti migliori sono proprio quelli in cui questa forma si compie con concessioni alla poesia e all’abbandono della materia narrativa: la Madonna a festa dell’inizio che lascia pregustare, non del tutto a ragione, le atmosfere di uno spettacolo di Vincenzo Pirrotta in scena esattamente nove anni fa nella stessa sala; il canto-avvistamento, verso la fine, del “benefattore”; la formazione della paranza che con i suoi canti e il suo moto oscillatorio trasporta gli spettatori in una dimensione ancestrale e atavica del dolore.

In questi momenti e in tutta la messinscena sono giustamente protagonisti le musiche della Talamonti, i testi della Ippaso, le armonizzazioni dei quattro attori e, soprattutto, la voce di Germana Mastropasqua, Madonna e disoccupata, che guida il gruppo nel canto e, attraverso il canto, muta il suo ruolo, narra, descrive, benedice, maledice e contribuisce, più di ogni cosa, alla realizzazione di quella modalità folk e poetica che la regia di Gebbia e Roccaforte insegue.       

 

 

   


Dettagli

  • Titolo originale: Paranza, il miracolo

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