Chiara Guidi/Ermanna Montanari – Poco lontano da qui
Due talentuose voci del teatro contemporaneo, Chiara Guidi ed Ermanna Montanari, si uniscono per il Romaeuropa Festival in uno spettacolo che meglio potrebbe definirsi uno studio, una ricerca, una distensione dell’anima che cattura i sensi
“Il Teatro è la messa in atto di una visione, una visione che tuttavia non è mai definitiva”. Sono le parole dell’attrice Chiara Guidi della Socìetas Raffaello Sanzio. Parte fondamentale del suo percorso è la voce, o meglio l’esigenza di afferrarne il suono interno. “Il teatro è un atto vocale”. E’ Ermanna Montanari, l’anima del Teatro delle Albe, una sorta di figura eterea e misteriosa. Insieme sono Poco lontano da qui. Due sensibilità artistiche che si sono incontrate e fuse in un estenuante lavoro di ricerca: Nina (personaggio de Il Gabbiano di Cechov) e una donna soldato. Difficile dargli un nome, una ragion d’essere; arduo anche cogliere i significati simbolici degli oggetti di cui si servono in scena. Una tanica d’inchiostro/petrolio è rovesciata sul corpo del gabbiano che muore a terra forse schiacciato dal peso delle parole, che diventano poi lame affilate, un pericolo che si nasconde in ogni angolo dell’esistenza. Un’interpretazione, una suggestione o una logica?
Non c’è intreccio, non c’è un leitmotiv, ma una visone creata intorno ad una lettera di Rosa Luxemburg, in cui traspare un amore incondizionato della donna verso l’intera natura che tenta di abbracciare e stringere a sé, e la contestazione della stessa da parte di un certo Frau von X-Y pubblicate da Karl Klaus nella sua rivista. La lettera vera, agognata per tutto il tempo dalle smanie di sapere del gabbiano, compare solo verso la fine quando il suono della voce di Ermanna Montanari irrompe e butta giù la quarta parete; si rivolge al pubblico in sala affinché ascoltino la parole dalla Luxemburg attraverso di lei. Forse un modo per coinvolgere finalmente gli astanti. Una pièce che meglio potrebbe definirsi uno studio, una ricerca, una distensione dell’anima e della voce, un lavoro necessario ma non per noi. Il piacere della visione teatrale è racchiuso tutto nel loro talento, drammatico e ironico, nell’uso che ne fanno della voce, ora eco, ora fantasma, ora sussurrata, ora afasica, ora distesa, ora criptica e altalenante; nel fascino della commistione tra astratto e concreto.
Quando le luci si spengono il plauso della platea è totale, inquietanti gli sguardi, ognuno cerca nell’altro una ragione per la quale sta applaudendo, per la quale un qualcosa di così lontano da noi sia riuscito senza che ce ne accorgessimo a catturare i nostri sensi. Il teatro si è fatto schermo per trasmettere un’opera di arte contemporanea. Per comprenderla a fondo bisognerebbe possedere spiccata sensibilità e soprattutto conoscere il percorso delle due creatrici. Non si potrebbe apprezzare di certo una ghigliottina di Louise Bourgeois senza conoscere lei, il suono della sua voce, la sua storia e la sua anima artistica.
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- Titolo originale: Poco lontano da qui