Arti Performative

CollettivO CineticO // Age

Sara Benvenuto

Al Danae Festival di Milano è andata in scena la performance diretta da Francesca Pennini, dove giovani performer, come in un atlante, si espongono allo spettatore come “esemplari” di tipi umani. Nel complesso, un interessante studio biomeccanico e sul movimento

 

 

In scena al Teatro Out Off di Milano lo spettacolo firmato da Francesca Pennini e dal suo CollettivO CineticO, <age>, in occasione del Danae Festival

 

Luce. Sale sul palco il moderatore, colui che guiderà e scandirà lo spazio e il tempo performativo. La scenografia si compone dandoci delle indicazioni precise, minuziose.

Da subito entriamo nella concezione della descrizione: tutto quello che accadrà sarà descritto sullo schermo che delimita la scena. 

 

Le regole ci dicono che i ragazzi in scena, scelti da Francesca Pennini per comporre questo quadro ginnico, non sanno cosa saranno chiamati a fare né quando: i nove adolescenti hanno memorizzato una serie di gesti ad altrettanti stati d’animo e comportamenti e verrà chiesto loro di “rappresentarli” a comando. Queste le regole del gioco. Quello che colpisce è l’immediatezza della rappresentazione, la pretesa dell’improvvisazione del qui e ora. Tre capitoli scandiscono la partitura. 

Si autodefiniscono, in piedi di fronte la platea. Come appena usciti da un film di Wes Anderson ragazzi completamente diversi si denudano del loro pudore e si raccontano, si lasciano osservare nella loro interpretazione gestuale della vita. Dalla prima messa in forma vista nel a Roma nell’ambito di DNA – Danza Nazionale Autoriale (Romaeuropa festival) ciò che balza agli occhi è sicuramente una maggiore cura per la caratterizzazione del personaggio. Avanti chi è felice, gli ottimisti, e così via.


Poi il secondo quadro: un percorso alla ricerca di un modo, di una gestualità con cui esprimere quella definizione. Ed ecco che il “processo” prende forma davanti ai nostri occhi, componendosi nell’immediato ma allo stesso tempo frutto di un accurato lavoro di conoscenza e studio dell’identità e del corpo. 


La performatività della danza lascia spazio alla materia del tutto concettuale dell’autodeterminazione attraverso il corpo solo, delimitato in uno spazio scenico essenziale. L’armonia sembra essere il sentimento predominante del terzo quadro quando l’adolescente traduce la sua apparente insicurezza nella sicurezza di sentirsi parte di un insieme, mediante il corpo altrui. 

Un sentimento che pare non lasciar spazio ad un’interazione reale se non giocosa, fatta di movimenti definiti da un gong e di cui si percepisce tutta l’effimera brevità. 

Nel complesso un interessante studio biomeccanico sul corpo e sul movimento, del quale sarebbe bello intercettare un sentimento più vivace. 


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