Arti Performative

Roberto di Maio // The One di Vicky Jones

Maria Antonietta Trincucci

Per la rassegna TREND, in scena al Teatro Belli fino al 17 novembre la drammaturgia contemporanea britannica. Qui parliamo di The One di Vicky Jones: una commedia su un apparente triangolo amoroso e, allo stesso tempo, una sorta di trattato sociologico sul concetto di massa costretta nell’individualismo

Decisamente lodevoli sono iniziative come quella promossa dalla rassegna TREND, attualmente in corso al Teatro Belli, fino al 17 Novembre. Giunta alla sua tredicesima edizione, offre al nostro pubblico un ricca scelta di opere contemporanee d’Oltremanica, quasi tutte inedite, con il preciso intento di allargare lo sguardo sulle nuove scene britanniche.

Tra i titoli della programmazione, sette, in circa tre settimane, lo scorso week end è stata la volta di The One (traduzione Natalia di Giammarco) opera prima di Vicky Jones, premiata con il Verity Bargate Award, nel 2013.

I colori della scena ricordano la solitudine dei personaggi di un quadro di Edward Hopper. L’ambientazione – non a caso molto essenziale – ospita, in maniera neutrale, le vicende dei tre protagonisti: Jo, Harry e Karry.

Jo e Harry sono una coppia. Ingannano il tempo nel loro salotto. Sembrerebbe una notte importante, soprattutto per Jo. Sua sorella è prossima a diventare mamma. Fanno sesso, si perdono in lunghe conversazioni, divagano, si nascondono in giochi puerili, mentono con un sorriso, si confessano e, come spesso accade nella realtà, dallo scherzo approdano alla verità, passando con estrema durezza e spietata naturalezza, a temi intimi e a segreti desideri, farfugliati e poi urlati fino a ferire l’altro.

L’unica interruzione, in questo flusso di azioni, è causata della incursioni di Karry. Irrompe, a più riprese, bisognosa di consigli sentimentali da parte del fidato amico Harry, cercando in lui conforto. 

Tutto farebbe pensare a un tipico, banale triangolo amoroso ma le relazioni prese in causa sono molto più complesse: ci sono i rapporti con la famiglia, l’amicizia, e quella pesante impossibilità di instaurare legami veri e profondi che pesa sulla testa di un umanità effimera e luminescente come il riflesso del televisore, che invade, con le video mappature, tutta la scena.  

Tutti inconsciamente vogliono liberarsi dalle menzogne, tutti in pratica ingannano se stessi e le persone più vicine. Un lento cammino li condurrà all’alba e alla verità, a volte scomoda, perché obbliga a prendere posizioni.

Questo lavoro viene presentato come una commedia e tale si rivela, dato il ritmo incalzante dei dialoghi e la vivacità delle battute, ma potrebbe tranquillamente essere considerato un neorealistico trattato sociologico, il racconto di una massa costretta nell’individualismo – The One, come recita il titolo.

La regia di Roberto Di Maio, forse un po’ acerba, non manca di giuste intuizioni, e gli interpreti (Margherita Laterza, Gianmarco Saurino e Barbara Petti) incarnano con vivacità e intensità i personaggi.

Gli ultimi due appuntamenti al Teatro Belli sono dedicati a Philip Ridley. In scena Dark Vanilla Jungle, regia di Carlo Emilio Lerici (dal 12 al 15 novembre) e quattro monologhi It, Wound, Killer, Now (16 e 17 novembre), messa in scena curata da Luca Fiamenghi, su progetto di Lerici.  


Dettagli

  • Titolo originale: The One

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