#Shortheatre. Pablo Gisbert // La chica de la agencia de viajes nos dijo que había piscina en el apartamento
Una ironica riflessione sul concetto di vacanza, e molto altro, nello spettacolo degli spagnoli El Conde de Torrefiel andato in scena a Short Theatre
La chica de la agencia de viajes nos dijo que había piscina en el apartamento, firmato dallo spagnolo Pablo Gisbert, è stato presentato come «una divertente riflessione sul concetto di vacanza inteso come esercizio di “autismo volontario, un’interruzione circoscritta per dimenticare momentaneamente il mondo”». Certo, le luci e lo spazio algido, l’immobilità fisica dei performer in alcune scene comunicano bene queste intenzioni, l’idea di sospensione temporale e sociale che si manifesta nel deporre letteralmente i panni che la civiltà ha imposto per dare libero sfogo agli impulsi più bassi della natura umana. Ma forse c’è anche dell’altro in questo spettacolo della compagnia de El Conde de Torrefiel. Qualcosa di indefinito, però c’è; altrimenti non si spiegherebbe perché le reazioni di chi vi ha assistito siano state così diverse. Quasi sicuramente, infatti, chi è rimasto in sala fino alla fine (qualcuno si è alzato molto prima) vi sarà uscito un po’ confuso, “destabilizzato” senza mai capire del tutto se in senso negativo o positivo.
Partiamo dall’inizio.
In uno spazio vuoto e bianco fanno il loro ingresso, timidamente, diversi performer: uno alla volta, entrano, si tolgono le scarpe, e si siedono a terra in attesa, allineati di spalle al pubblico ed evitando il contatto visivo tra loro. Dopo qualche minuto, un’altra donna e si dispone al centro, di fronte al gruppo. E’ un’istruttrice. Ha inizio una lezione di yoga.
Didascalie proiettate in fondo alla scena comunicano allo spettatore una situazione non esplicita, ma esistente: viene detto che l’insegnante di yoga, in pratica, vuole prendersi un periodo di vacanza insieme a un’amica, staccare la spina con il suo lavoro (ché poi, paradossalmente, dev’essere uno dei mestieri notoriamente più rilassanti). La meta? Non ricordo quale fosse, ma di sicuro non era una di quelle dove si decide di andare in ritiro spirituale. Tutt’altro.
Nei quadri successivi si alternano le statiche (ed eccessivamente lunghe) scene in cui le due donne in vacanza tenute una di fronte all’altra a distanza, con il corpo immobile, “dialogano” – in realtà sembrano più dei monologhi – sul da farsi e spostano continuamente il discorso su altri fronti, alle scene che rievocano i fatti accaduti, dove una massa incontrollata di individui dà vita a una danza orgiastica ai rave party; mentre alle loro spalle, a fare da contrappunto, sono proiettati i pensieri delle ragazze nei quali si esprime tutta la loro disincantata visione del mondo, della storia, dell’arte, della società, della politica, dell’amore.
Questo linguaggio ibrido, ma strutturalmente rigoroso dal punto di vista drammaturgico, “sconnesso” nel modo di mettere in relazione pensiero e immagine legati in maniera grottesca, rappresenta il punto di forza di questo spettacolo. A farla da protagonista è la Parola (non a caso il lungo titolo); la parola e le rivoluzioni che essa può scatenare sono, infatti, al centro di questa edizione del festival Short Theatre, dove lo spettacolo è andato in scena.
Qui la parola si configura come elemento predominante sugli altri nel veicolare messaggi e orientare le emozioni dello spettatore; esprime tutta la sua potenza comunicatrice, riflette sul ruolo dell’arte, della poesia e degli artisti nella comprensione di quest’umanità così sfaccettata e contraddittoria. E’ lo specchio di una generazione nata a cavallo tra due secoli: sempre più assuefatta alle emozioni e, per questo motivo, ossessionata dalla ricerca di limiti da trasgredire, fino all’eccesso.
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- Titolo originale: La chica de la agencia de viajes nos dijo que habìa piscina en el apartamento