Arti Performative

Compagnia Aldes/Roberto Castello – Scene da un matrimonio

Marcella Santomassimo

Per Dominio Pubblico, progetto di rete tra due importanti teatri romani della scena off, il Teatro dell’Orologio e l’Argot Studio, in scena c’è una festa, un gioco che coinvolge tutti

Portare la danza ad un pubblico più vasto è quello che il progetto Spam! capitanato da Roberto Castello da sempre si propone. Su questa scia è nata qualche tempo fa la performance per contesti urbani Scene da un matrimonio, adatta a festival, rassegne e sagre all’aperto; non concepita per un pubblico pagante ma per avvicinare persone in strada di qualsiasi età e provenienza con il solo scopo di incuriosire, di attirare l’attenzione.

In occasione di Dominio pubblico (programmazione congiunta tra Teatro dell’Orologio e Teatro Argot) questa piccola creazione di 45 minuti ha fatto scorta d’aria per rintanarsi all’interno della Sala Orfeo del teatro dell’Orologio, dalle piazze al seminterrato, insomma. Ricordando che Dominio pubblico ha provato e, continuerà a farlo ancora, a riunire nel suo cartellone il miglior teatro d’avanguardia, le esperienze attualmente più interessanti del panorama nazionale di teatro e danza, di certo la Compagnia Aldes di Roberto Castello non poteva mancare all’appello. Viene da pensare che i due teatri off abbiano effettivamente a disposizione uno spazio piuttosto ridotto, non adatto alle consuete performance del coreografo torinese, perfetto invece per Scene da un matrimonio, che al contrario necessita di un’area abbastanza limitata. Per far sì che l’allestimento non perdesse nulla della sua vitalità originaria, la sala si trasforma in un ambiente circolare; le poltroncine sono coperte da teli di velluto rosso e Roberto Castello ci accoglie come un vero e proprio padrone di casa, ci introduce alla rappresentazione e ci fa accomodare a terra, sul palcoscenico, in cerchio. A delimitare lo spazio grandi sacchi bianchi. La coppia di sposi attende in un angolo in alto che tutti siano predisposti scenicamente e psicologicamente al loro arrivo. Finalmente scendono le scale e il matrimonio ha inizio tra bicchieri e bottiglie di spumante distribuite tra i presenti e sacchettini di confetti che dal cestino della sposa volano verso di noi. Gli sposi sono Fabio Pagani e Alessandra Moretti mentre il loro testimone, colui che muoverà i loro corpi ingessati facendogli assumere le pose di facciata di un comune matrimonio, è Mariano Nieddu. Quello a cui assistiamo è apparentemente un lavoro semplice, rispetto al potenziale creativo di Aldes, ma ben strutturato, che intende mettere in risalto tutto ciò che è esteticamente un matrimonio. Lo fa a mo’ di fumetto con tanto di cartelli posti sopra le rispettive teste dei due sposi dalla strana figura del testimone, di cui, come in tutti i matrimoni che si rispettino, non si riesce mai a capire il vero stato d’animo. Le scarpe da tennis indossate dai personaggi, sposa compresa, l’assenza di orpelli, le musiche punk gitane prese a prestito dai Boom Pam e dalla Fanfara Ciocarlia (rispettivamente trio israeliano e gruppo di 12 musicisti zingari), i movimenti sfrenati, disarticolati e sensuali sembrano essere elementi finalizzati ad emulare l’humor di un popolo, quello zingaro, che sa festeggiare veramente, dedito al non accumulo di cose.

Un gioco insomma, una festa a quadri, che coinvolge tutti, che sa quando è il momento di fermarsi, di sedersi a tavola e farsi ricoprire da indumenti, bianchi per l’occasione. Un modo per far interagire il pubblico, per renderlo partecipe della performance/cerimonia e per provare ad affaticarlo, facendogli sentire il peso delle cose, materializzato nel contenuto dei sacchi disposti che siamo chiamati a svuotare, lanciare il contenuto verso gli sposi, immobilizzati davanti ad un piatto di pasta, e poi riempire di nuovo. Una piccola fatica, bella da condividere. 


Dettagli

  • Titolo originale: Scene da un matrimonio

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