Arti Performative

Chiara Della Rossa/Francesco Mastroianni – SUDditi

Annagiulia Scaini

Un ritratto crudo e senza filtri della sudditanza che pervade le nostre coscienze, quella che non permette di vedere del buono e schierarsi dalla parte di chi cerca di cambiare le cose. 

«Senza coscienza puoi tira’ a campa’» e le due torce accese, unica fonte di luce in quella chiusura di spettacolo, si spengono lasciando la sala al buio. Una sentenza lapidaria e amara che fa da compendio a SUDditi, la rappresentazione non di un Paese – l’Italia -, ma di un modo di essere e di comportarsi rispetto a quei problemi irrisolti che si sono trasformati nelle piaghe della nazione.

Protagonista è il Mezzogiorno, la Campania e la Calabria, due terre che trovano espressione nelle giovani interpretazioni di Chiara Della Rossa e Francesco Mastroianni che si danno il cambio sull’unica sedia rossa presente al centro della scena. Fanno vivere personaggi genuini: il pastore Pietro che vede il suo gregge dimezzarsi a causa della diossina, così come la maestra Margherita entrando in classe piange il banco vuoto della piccola Martina che muore per una malattia; il piccolo Antonio che guarda ciò che lo circonda con meraviglia ed entusiasmo, Antonio ragazzo che non ascolta il consiglio del padre di andare via terminato il liceo e che crede in una ripresa utopica del suo paese calabrese e il grande Antonio che si ritira dalla carica di sindaco quando comprende che è proprio la sua gente a non crede nell’utopia e al cambiamento.

Un ritratto crudo e senza filtri della sudditanza che pervade le nostre coscienze, la stessa che fa ballare l’ultimo successo dance come una massa di robot programmati, come quella che non permette di vedere del buono e schierarsi dalla parte di chi cerca di cambiare le cose. Quelle persone che, come la maestra Margherita, accendono candele durante la lezione affinché quei lumi simbolizzino la ragione che deve ardere per fronteggiare l’ignoranza. Quelle persone che, come Antonio, credono che la fuga sia solo la conferma di aver accettato una condizione di sudditi e si ribella pacificamente perché ha ancora speranze in chi lo circonda.

Eppure Margherita è strana, secondo le pettegole di paese, così come Antonio è scomodo per la ‘ndrangheta calabrese. Allora cosa resta? Resta quel banco vuoto, quel gregge centellinato e un sindaco disilluso che sente metaforicamente un nauseante odore d’aceto, perché come i sottaceti, la gente in cui riponeva fiducia non è diversa, hanno tutti lo stesso sapore di aceto, di omertà. Si può chiudere gli occhi, a questo punto, e giocare a nascondino sperando che la puzza di aceto possa passare, oppure cercare la coscienza al buio con una torcia e auspicare di trovarla.

Chiara Della Rossa e Francesco Mastroianni regalano questo squarcio di realtà disincantata con spirito fresco e critico: un modo di fare teatro giovane e impegnato che non rinnega l’intrattenimento, che lascia spazio al sorriso.

Uno spettacolo, il loro, che fa pensare che sudditi non si nasce e che fa al tempo stesso nascere la speranza di tornare un giorno ad essere cittadini. 


Dettagli

  • Titolo originale: SUDditi

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