Déjà Donné – P.S. Stefano Cipiciani
Simone Sandroni, della compagnia di teatro-danza Déjà Donné, tenta di mettere in mostra il profilo “umano” di Stefano Cipiciani, non-danzatore che ha una particolare familiarità con il teatro.
Succede che metti a danzare un uomo che non ha mai danzato. Lo fai recitare, perché dovrebbe saperlo fare, anche se nella sua vita non si dedica esclusivamente a quello, ma al teatro in generale sì. Stefano Cipiciani è, infatti, organizzatore, presidente e socio fondatore di Fontemaggiore, Teatro Stabile d’Innovazione di Perugia; un uomo che vive il teatro da “dietro le quinte”. Si è prestato come danzatore (o sarebbe meglio dire “danzattore”?) a uno di una serie di “esperimenti” di Simone Sandroni, coreografo della compagnia marchigiana Déjà Donné. Sandrone, infatti, partendo dalla concezione del ritratto del pittore Francisco Goya, tesa a catturare il lato umano di un personaggio, mostrandolo non come “eroe”, ma “antieroe”, prova a incollare questa visione estetica ai suoi “ritratti” in movimento, dove il soggetto mette in mostra se stesso attraverso il racconto della sua vita alternando a ciò momenti di espressione pura, dove a parlare è la sfera più intima ed emozionale, essendo il senso primordiale della danza stessa espressione di un sentire interiore, di un eccesso di energia.
Nasce, così, la Portrait Series, cui appartiene questo P.S. Stefano Cipiciani. Se provassimo a parlare di questo lavoro usando gli stessi parametri che utilizzeremmo per guardare un dipinto di Goya, noteremmo, ad esempio, che coerentemente con l’intento, Stefano Cipiciani, uomo di mezza età, dal fisico non proprio atletico (ma neanche troppo robusto da non considerarlo un danzatore di quelli “contemporanei”, certamente non “classici”), è ripreso in abito quotidiano (canottiera, tuta da ginnastica), per poi mutare in base alla sua sensibilità d’animo e, infine, tornare a essere involucro esterno della sua immagine quotidiana. Ed è così, in modo assolutamente informale, che narra episodi custoditi nella sua memoria. Ma le sue parole riescono davvero a colpire, a catturare l’interesse dello spettatore? La sensazione che si ha è che la sua voce sembri uscire dalla sua bocca in maniera sempre un po’ artefatta. Nulla da dire, o quasi, sulla scelta di aver messo a danzare una persona che con il linguaggio della danza non ha alcuna familiarità, forse solo che ciò non rappresenta affatto una novità in ambito artistico e non solo coreutico e che, infine, quasi sicuramente, la vista dell’uomo non proprio dotato di grazia con addosso veli svolazzanti e saltellante per imitare Isadora Duncan (parodia o autoironia, non si è capito fino a che punto), non deve aver entusiasmato troppe persone in sala.
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- Titolo originale: P.S. Stefano Cipiciani