Arti Performative

Antonio Tagliarini/Daria Deflorian – Reality

Renata Savo

Reality, il nuovo spettacolo della ormai affiatata coppia di performer Antonio Tagliarini/Daria Deflorian, ci porta alla scoperta della soggettività del reale.

In Polonia, durante gli ultimi cinquant’anni della sua vita a partire dal 1943, una donna ha registrato ogni giorno su dei quaderni tutto ciò che le passava davanti: cibo, volti, animali, programmi televisivi, oggetti. Si chiamava Janina Turek, faceva la casalinga. Alla sua morte, questi quaderni sono settecentoquarantotto. Nonostante la mole immensa di scritti, tuttavia, è difficile capire se questa donna abbia trascorso una vita abbastanza soddisfacente, felice; perché la forma in cui ha tramandato la sua memoria non è quella appassionata del diario, ma quella sterile, assolutamente singolare, di una mania ossessiva. Visite inaspettate elencate nel modo in cui si compila una lista della spesa; oggetti che nascondono pensieri cupi, stati d’animo; “eventi eccezionali”, dove in quell’aggettivo di “eccezionale” c’è davvero poco. Quando Janina elencava sotto questa dicitura i momenti speciali, il ruolo che le spettava era sempre e solo confinato a quello di voyeur: testimone oculare di un presente vuoto e assolutamente privo di coinvolgimento. La sua realtà non riusciva a interiorizzarsi finendo, così, per essere reificata. Significa che mentre la grande storia raccontata sui manuali scorreva inesorabilmente portando a mutamenti impensabili, Janina assisteva alla “sua” storia, ma la osservava in maniera scrupolosa, come si guarda il mondo sotto la lente piccola di un microscopio.

Il problema per Antonio Tagliarini e Daria Deflorian – vincitrice con questo spettacolo, e con L’origine del mondo di Lucia Calamaro, del premio Ubu come Migliore attrice protagonista – è sempre lo stesso: “come riuscire a dirlo?”. Il modo migliore è farlo in maniera “sincera”, scegliendo di mostrare quanto è difficile “fingere” di essere. Si confrontano in scena sul metodo, cercano gli atteggiamenti e le disposizioni mentali della donna. E non sono affatto semplici da trovare, perché mai come questa volta restano oscure, anche se dentro un diario.

Prima di diventare Reality, il loro lavoro ha attraversato una fase preparatoria culminante in un’installazione artistica, per approdare solo in un secondo momento alla performance teatrale, il cui risultato finale deriva da un processo sottrattivo, perché si parte dai materiali per conoscere il personaggio, ma si arriva, infine, a non eclissare mai completamente l’attore. Tagliarini e Deflorian cercano di entrare ciascuno a suo modo nella parte, di scandagliare oggetti, ambienti, di riempire con la loro immaginazione le fessure tra le informazioni. Tentano di percepire la realtà secondo le stesse categorie mentali di Janina, affinché tutto prenda una forma “janinesca”, compresa una situazione grottesca, paradossale, come la morte; come muore una persona abituata a registrare tutto in maniera certosina? Quale può esser stato il suo ultimo pensiero?

La morte concede ai performer la possibilità di far sorgere questioni interessanti, formulate in maniera intelligente, che lasciano ridere e riflettere allo stesso tempo. La costruzione dell’intero spettacolo dimostra una profonda coerenza drammaturgica: il testo, le pause, quel gesto sapiente che è strumento (pre)espressivo di un lavoro d’indagine tra le varie possibilità, talvolta ossessivamente reiterato per rispettare il ritmo del processo creativo di un’idea.

Tagliarini e Deflorian entrano ed escono dal personaggio per dimostrare che la realtà è classificabile, ma la sua parte più interessante, forse più autentica, è quella che rimane fuori. Il reale, insomma, è sempre una questione di punti di vista: teoria confermata dalla conclusione che dietro l’immobilità di un telo può nascondersi il movimento inafferrabile di una danza esotica. Inafferrabile, ma non per questo meno vivo e presente. 


Dettagli

  • Titolo originale: Reality

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