Lafabbrica – Hansel e Gretel. Il giorno dopo
Degna conclusione della trilogia dell’attesa, Hansel e Gretel. Il giorno dopo è una rivisitazione o meglio una sottomissione della favola a fini beckettiani.
Degna conclusione della trilogia dell’attesa, Hansel e Gretel. Il giorno dopo è una rivisitazione o meglio una sottomissione della favola a fini beckettiani. Geometricamente concepiti, i capitoli della triade composta dalla compagnia Lafabbrica ripropongono i personaggi, le pause e i silenzi eloquenti del drammaturgo irlandese. Ciò che invece funge da variante sono le ambientazioni, proiettate nell’ottica di una qualche realtà. Se in Aspettando Nil, primo spettacolo della trilogia, Vladimiro ed Estragone vengono sostituiti da una madre e una figlia in attesa di un futuro sposo e in Quando saremo grandi tre bambini ormai decrepiti attendono l’arrivo della loro mamma a scuola, in Hansel e Gretel il racconto dei fratelli Grimm attende la sua fine.
I personaggi sono già in scena. Siamo all’interno della casetta di marzapane divorata dai due bambini ingrassati a dismisura, il pavimento è ricoperto di briciole e alle loro spalle la strega cattiva, seduta sul suo trono, è legata alle mani da una corda, prigioniera di Hansel. Pochi altri oggetti, due sedie, ormai piegate dal peso eccessivo dei bambini, una scala sulla quale salire per vedere il tramonto, scorte di cibo e un piccolo secchio d’acqua. Poche battute, sempre le stesse, intervallate da pause e silenzi che inondano il palco di attesa e immobilità. Tutti e tre aspettano l’arrivo del padre dei bambini: Hansel per fargli vedere come è stato bravo a catturare la strega, Gretel per ricevere i suoi complimenti su come ha tenuto bene la casa e la vecchia per essere uccisa e seppellita ponendo fino all’agonia. Una piéce in tre momenti tra loro quasi identici; a scorrere è invece il tempo: nell’ultimo atto la strega è alquanto malridotta, corvo nero spiaccicato a terra, incapace di continuare a lamentarsi, i movimenti dei due bambini si fanno ancora più lenti e faticosi. Il giorno dopo è il giorno di un’attesa dall’alba al tramonto e poi dal tramonto all’alba destinata a non avere una fine. Le luci si spengono lasciando addosso agli spettatori il vuoto della sospensione, dell’incompiuto.
Sapientemente costruito Hansel e Gretel. Il giorno dopo è un lavoro frutto soprattutto di un’attenzione particolare all’impianto visivo, ai costumi e alla costruzione delle scene anch’esse rigidamente strutturate. I personaggi sono costretti nei loro ruoli, nel loro spazio, nei loro vestiti. Se è vero che Beckett echeggia in ogni respiro di quest’opera, Fabiana Iacozzilli alla regia e Francisco Espejo che ne ha curato la drammaturgia scenica hanno saputo però colorarlo di una nuova veste, costringendolo ad esplorare, suo malgrado, il mondo infantile, luogo di deserto di risposte, di solitudine, dominato dall’egoismo dei grandi.
Dettagli
- Titolo originale: Hansel e Gretel. Il giorno dopo