Teatro Valdoca – Ora non hai più paura
Il nuovo lavoro di Teatro Valdoca, storica compagnia di teatro contemporaneo, è il secondo capitolo della trilogia della gioia, dal titolo Ora non hai più paura.
Dopo Caino (2011), la compagnia cesenate di Cesare Ronconi ha presentato al Teatro Palladium di Roma la seconda parte della “Trilogia della gioia”: Ora non hai più paura.
Partiamo col dire che un forte senso di ambiguità e di contraddizione dualistica penetra la scena su più livelli. Il palco è orizzontalmente diviso in due metà: una più morbida, costituita dal panneggio di un telo blu, l’altra rigida, più scura, e composta di linee verticali. Inoltre, appena al di fuori del boccascena, già appesantito dalla presenza di elementi scenici, si stagliano le postazioni dei due esecutori-compositori Enrico Malatesta e Attila Faravelli, il primo percussivo, il secondo elettroacustico, la cui partitura ha origine dalla registrazione e il montaggio di sonorità raccolte durante le prove. E’ il “passato” che si attualizza dialogando contrappuntisticamente con il presente, incarnato dall’esecuzione hic et nunc di Malatesta, oppure il presente tecnologico dialogante con una performatività arcaica? A ogni modo, proprio questa dialettica sonora rappresenta la struttura portante dello spettacolo, riempita dalla presenza di tre donne, a loro volta figure molto diverse: una “androgina”- capelli corti, magra ma con una buona prestanza fisica, la parte superiore del corpo scoperta, vestita solo da due bretelle nere; una più femminile, vagamente sensuale, con lunghi capelli, gesti ampi contraddistinti dalla morbidezza e dalla fluidità delle linee; l’altra più nervosa, connotata dal movimento vibratorio di una continua tensione muscolare, dal gesto minimale e da una visibile instabilità interiore. Anche il corpo, come il suono, instaura con lo spazio e con gli altri corpi un dialogo concertistico, dal quale emergono tratti di tenerezza, dolcezza, sensualità, ma soprattutto supporto reciproco fisico ed emotivo.
Eppure, la regia non è infallibile, mostra un’ambiguità troppo lacerante, nonostante la carica “espressionista” della scena, accentuata dal gioco efficace delle luci e dalla bravura esecutiva delle tre performer. Il corpo rimane sempre in una tensione espressiva che non si risolve mai nella rivelazione di un senso completo, ma solo in una continua ricerca (come dimostra anche l’interazione con i volti primitivi dell’artista francese ORLAN sullo sfondo, un tentativo di acquisizione identitaria). Sebbene “qualcosa” arrivi allo spettatore seduto in poltrona – dentro il cui animo si alternano emozioni diverse, dall’inquietudine alla serenità (complice soprattutto il suono) – la mancanza di denotazione dei volti, quasi sempre inespressivi, e i dualismi, che qui anziché rianimare la scena attraverso il contrasto sono fonte di azzeramento, trasmettono un senso di oscura astrattezza. Idea che si rafforza al pensiero della forte mancanza in questo spettacolo della parola: la poesia viva e sonora di Mariangela Gualtieri, strumento capace di aprire a quell’ “immenso magmatico indefinibile universo che sta prima della ragione” e che ha da sempre ricoperto un ruolo privilegiato nelle produzioni del Teatro Valdoca.
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- Titolo originale: Ora non hai più paura