Arti Performative

Virgilio Sieni – De Anima

Renata Savo

L’anima troppo poco autentica di Virgilio Sieni

Esistono cose difficili da definire, i cui contorni sono così sfumati che non è possibile tracciare delle linee finite, stringere il campo e chiudere il cerchio con poche parole. L’anima rappresenta uno di quei concetti su cui sono stati spesi fiumi d’inchiostro, e non solo. La danza, uno dei linguaggi più idonei a comunicare l’ineffabile, si presta forse meglio di altri a svelare il contenuto spirituale dell’uomo.

L’ultima creazione di Virgilio Sieni, De anima – ispirata all’omonimo trattato aristotelico – è uno di quei tentativi (riuscito o meno, difficile dirlo) di descrivere l’anima attraverso il movimento.

Un primo quadro ci mostra il movimento del mondo, di tutte le cose materiali. A rappresentarlo è un pallone gonfio sospeso a un filo, nero e a forma di uovo; un ricordo dell’ “uovo cosmico” pendente sulla testa della Madonna-Madre nella nota Pala di Brera di Piero della Francesca. Dopo questo incipit visivo, lo spettatore viene calato in una dimensione rappresentativa molto forte, attraverso la presenza di un sipario situato in fondo al palcoscenico, un telo ondeggiante da oltrepassare in vari punti, con profonda coscienziosità, come l’esecuzione di un rito. Il limen che separa il conscio dall’inconscio, il concetto di “oltre” spaziale rappresentato dalle tele squarciate di Lucio Fontana; da questa soglia simbolica entrano timidamente delle figure note allo spettatore medio, la famiglia di saltimbanchi ritratta da Picasso, personaggi-Arlecchini cui fanno seguito le rispettive ombre senza volto; anime nere, forse, oppure semplicemente artisti di strada destinati a restare senza identità.

Eppure, quella di scomodare Picasso sembra una scelta un po’ pretenziosa, considerato lo stile contemporaneo del linguaggio coreografico di Sieni, che non si sposa benissimo con le tute colorate, i collettoni e i berretti da Comedie-Italienne. La malinconia, la condizione dell’artista solitario ed emarginato, dovrebbe fungere da elemento tematico di raccordo tra il mondo dei saltimbanchi di Picasso e alcuni momenti del De anima di Sieni. Bisogna, però, tenere in conto che a questo punto lo spettatore perde l’orientamento nel tentativo inutile di capire dove sia il collegamento con Aristotele e il suo concetto di anima, che ci si aspetterebbe di trovare almeno nella danza sotto forma di diversità di caratteri in movimento. Le attese sono, però, deluse. Per quanto si tenti, poi, di dimenticare Picasso, Fontana, Piero della Francesca (e anche il Tiepolo, che viene citato dalla scelta di colori tenui), risulta impossibile guardare la performance con sguardo distaccato, senza interrogarsi, sbalorditi, sul perché di questo accumulo di citazioni, e nulla di più.


Dettagli

  • Titolo originale: De anima

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