Mamoru Hosoda non è certo un regista che ha bisogno di tante presentazioni. Annoverato anche lui come uno dei tanti e possibili eredi di Miyazaki, sarebbe troppo poco guardare alla sua carriera solo nel momento in cui entra a far parte dello Studio Ghibli, perché in lui l’aura di una delle case di anime giapponesi più famose come la Toei si sente, e come. Lo si sentiva ne La ragazza che saltava nel tempo, e si sente anche in The Boy and the Beast, sicuramente uno dei momenti più importanti di questo Napoli Comicon 2016, che ce lo presenta in un’esclusiva anteprima in attesa dell’uscita ufficiale a Maggio.

Protagonista della storia è il giovane Kyuta, che ritrovatosi solo e deciso a vivere un’esistenza per le strade di Tokyo in solitudine, s’imbatte in un portale magico che lo porta in un mondo parallelo a quello umano: è l’universo delle bestie, creature dalle sembianze animali che allenando cuore e mente, cercano di tenere lontane le tenebre e anche gli esseri umani, prima fonte di destabilizzazione. L’incontro però tra il rozzo, coraggioso e impulsivo Kumatetsu, una creatura dalle sembianze di un orso, e Kyuta, porta alla scoperta di un binomio tra i due mondi, sospeso tra forza e pericolo.

Una storia di fantasia che gioca sulle corde della comicità e del dramma, che per titolo richiama la nota favola, La bella e la bestia, si trasforma in un film d’animazione su cui parlarne in poche righe diventa davvero riduttivo: c’è l’incontro con il diverso, ma senza nessun riferimento di tipo politico o sociale. È il riconoscere che tutti siamo bestie, il diverso aleggia in ognuno di noi ogni qual volta entriamo in contatto con l’altro, quell’altro che ci mette a dura prova e cerchiamo di sfuggire per non guardare alle molteplici sfumature di noi stessi. Nel film non c’è nessuno che non si trovi ad affrontare questo incontro, che siano bestie o esseri umani.  Ancora una volta al cinema, l’altro e la sua potenza tornano prepotenti, a ricordarci che nonostante la paura, la sofferenza che può procurarci, è dello stare con gli altri che non possiamo fare a meno. Perché forse è la strada più dura sì, ma sincera per capire davvero chi siamo e scoprire in cosa si cela la nostra forza.

È stato entusiasmante vedere il pubblico presente in sala partecipare alla storia che andava in scena sullo schermo come se si potesse interagire, toccare con mano quei personaggi così vivi e definiti: è la potenza delle storie d’ animazione, e quella giapponese ha decisamente qualcosa in più, che ci ricordano quanto spesso le illusioni possano essere più sincere e vere della verità.