In Focus. Il mestiere dell’Attore: le scelte d’arte oltre i film
Carriere d’arte oltre l’opera filmica: dal gobbo Igor e il cadavere flatulento di Daniel Radcliffe alla vita e le filmografie di Shia LaBeouf e James Franco.
L’uscita di Victor Frankenstein eufemisticamente parlando non è uno dei momenti più alti dell’anno, per quanto sarebbe crudele infierire con la povera opera di Paul McGuigan, ma ci consente di affrontare un discorso interessante legato a dei professionisti del cinema su cui spesso ci si sofferma per discutere di alcuni aspetti anziché altri: ci riferiamo alla figura dell’attore, cinematografico e televisivo, anche perché ormai le due destinazioni è difficile distinguerle, giacché molti performer saltano dall’uno all’altro. Sarà chiaro a molti, avendo citato il film ispiratore, qual è la persona a cui ci riferiamo: Daniel Radcliffe.
Radcliffe, lo sappiamo tutti, ha raggiunto un successo globale interpretando il mago Harry Potter nelle trasposizione filmiche dei romanzi fantasy di J. K. Rowling, e la sua intenzione non è mai stata quella di rimanere incastrato in quel personaggio: la sua carriera è stata dedicata a una incredibile lotta contro un’esistenza da caratterista o identificato per sempre come “quell’attore che ha fatto Harry Potter”. Fuggire dal maghetto è stata la parola chiave, sin da quando si esibì nudo al fianco dei cavalli in Equus, passando poi alla selezione di ruoli quanto più lontano possibile dall’universo per teenager di Potter.
Si è lavato sporcandosi, uscendo nei cinema subito dopo la seconda parte de I doni della morte con la produzione Hammer Films The Woman in Black, un horror a cui è seguita la parte di Allen Ginsberg in Giovani ribelli, la commedia romantica What If, il ragazzo-demone dell’Horns di Joe Hill e oggi il gobbo assistente del Dr. Frankenstein, Igor, che anche con la cura bello e affascinante non lo diventa mai. Il prossimo futuro lo vede persino cadavere flatulento in Swiss Army Knife. Radcliffe è un personaggio interessante più di quanto lo è come attore, la sue scelte sono la vera opera d’arte.
Ci dimentichiamo infatti, a causa di attori senza particolari predilezioni, come il lavoro di un interprete consista anche nel ricercare, accettare e scegliere gli ingaggi giusti. Radcliffe in questo si è dimostrato un maestro, ulteriore elemento che suggerisce come il Cinema non inizia e finisce con i titoli di testa e di coda. Non è solo in quest’impresa, uno Shia LaBeouf, attore tremendo secondo i più, è un performer eccezionale, con tanto di compagnia di artisti-comunicatori a gestire le sue performance estemporanee prese a imitazione di varie esibizioni appartenenti ad artisti contemporanei di rilievo.
Se una Tilda Swinton sceglie di dormire nei musei in collaborazione con Cornelia Parker, LaBeouf trasforma delle dovute scuse per un “involontario” plagio in una copia del The Artist is Present di Marina Abramovic, sedendosi in una stanza chiusa dove la gente poteva sedersi e dirgli, fargli tutto ciò che voleva (si è persino narrato di un possibile stupro ai danni dell’attore). Non è stata certo l’unica e tra passeggiate all’hashtag sul tappeto della Berlinale alla presentazione di Nymphomaniac e maratone dei suoi film in pubblico con tanto di webcam fissa su di lui, si è concesso anche 24 ore in un ascensore per parlare con la gente.
Qual è il suo ultimo film? Man Down presentato a Venezia senza riscuotere alcun successo. Il contrario dei suoi stunt, sempre più pubblicizzati e importanti del suo lavoro principale. Altra figura di spicco su questo stesso piano è un attore di tutt’altro livello e caratura: James Franco. Dotato del dono dell’ubiquità e di un folle desiderio di produrre e consumare arte, il miglior amico dello Spiderman di Sam Raimi si è negli anni trasformato: ha mantenuto l’amicizia con Seth Rogen dal set del serial Freaks and Geeks proseguendo a realizzare commedie estreme, ma ha battuto anche la strada del dramma e della letteratura USA.
Franco ha studiato alacremente la letteratura contemporanea, Dottore alla Yale University, avido lettore, poeta, autore di installazioni d’arte, scrittore di romanzi e racconti, sceneggiatore, produttore, musicista e anche regista a tratti eccellente. Sua l’incredibile impresa di riportare fedelmente il capolavoro Mentre morivo di William Faulkner, a cui non si è fermato proseguendo con Child of God da Cormac McCarthy e anche L’urlo e il furore, sempre da Faulkner. Per quanto risulti impossibile anche solo da immaginare, Franco non si è fermato a questo: non tocca l’assurdità degli stunt di LaBeouf ma ci va vicino.
È stato nel reality Naked and Afraid con Seth Rogen, ha finto una relazione con una ragazzina di sedici anni per promuovere il suo libro, ha causato un incidente internazionale con la Nord Corea recitando nel film The Interview, a malapena distribuito per paura di severe ripercussioni. Attualmente ha appena concluso negli USA il giro su Hulu con la serie 11.22.63 prodotta da J.J. Abrams, adattata dall’omonimo romanzo di Stephen King, aggiungendo un altro tassello al suo curriculum. Il suo prossimo grande progetto è controverso come la sua persona: The Disaster Artist, in cui dirigerà e interpreterà Tommy Wiseau, regista, sceneggiatore, protagonista, produttore del peggior film della storia, The Room, con cui più volte si è incontrato per cogliere tutte le sfumature di un bizzarro personaggio dei nostri tempi.