Cinema

Maestri alla Reggia. Gabriele Muccino: “Il cinema esiste perché esiste Fellini”

Fausto Vernazzani

Secondo appuntamento per l’evento Maestri alla Reggia, serie di incontri con i grandi nomi del cinema italiano. Il turno è dell’internazionale Gabriele Muccino, regista de L’ultimo bacio.

È la vita che ti prende e ti porta via”. Conclude così Gabriele Muccino la lunghissima risposta alla prima domanda di Andrea Morandi, critico di Ciak Magazine, dando una chiara visione di come procederà l’intervista: il regista non è affatto diverso dai suoi film. All’interno della Cappella Palatina del Palazzo Reale di Caserta, Ciak, in collaborazione con l’associazione Amici della Reggia e la Seconda Università di Napoli (SUN), si è tenuto il secondo di cinque incontri dell’evento Maestri alla Reggia, in cui grandi nomi dell’arte cinematografica incontrano gli studenti e il pubblico del capoluogo campano.

Preceduto da Matteo Garrone, Gabriele Muccino arriva con uno stuolo di fan sicuramente superiore: la sua carriera ormai quasi ventennale è stata costellata di successi internazionali (L’ultimo bacio vinse il premio del pubblico al Sundance Film Festival) e locali, lanci di carriere di alto e basso livello di attori oramai consolidati come Stefano Accorsi e Claudio Santamaria. Ha saputo negli anni riassumere al cinema il sentimentalismo spicciolo dei romanzi di Federico Moccia, dei suoi adattamenti e degli imitatori, portando a casa numerose critiche negative e baci e abbracci dal pubblico legato al suo stile melenso, nevrotico e diremmo anche un po’ troppo isterico.

L’incontro alla Reggia di Caserta ha visto Muccino e Morandi discutere solo dei successi. Nessun accenno agli scandali più recenti, come l’aver accusato a Pier Pasolini d’esser colpevole della rovina del cinema italiano nell’anniversario del suo omicidio il 2 Novembre scorso. Stessa sorte le rivelazioni del fratello Silvio che davanti alle cineprese de L’arena di Massimo Giletti ha rivelato d’aver commesso reato di falsa testimonianza difendendolo durante il processo per violenze domestiche nei confronti della moglie. Il cinema è stato protagonista, anche “grazie”, può darsi, all’impossibilità di interagire con l’ospite.

Come prevedibile la serata inizia col racconto del suo approdo a Hollywood, dove convinse la Columbia Pictures grazie al sostegno di Will Smith – suo fan dopo aver visto L’ultimo bacio – ad affidargli la regia del biopic su Chris Gardner, La ricerca della felicità. Il film incassò oltre 300 milioni di dollari, un risultato eccezionale degno d’esser ricordato, ma, appunto, concentrandosi solo sui momenti positivi, Morandi non fa accenno alla situazione disastrosa seguita con Sette anime (160 milioni contro i 300 del precedente) e, soprattutto, Quello che so sull’amore (30 milioni complessivi), entrambi potenti flop che hanno minato la sua presenza nel sistema hollywoodiano.

La situazione ha avuto ripercussioni forti su Padri e figlie, distribuito nel mondo e con soli 4 milioni e mezzo d’incasso stando al sito The Numbers, di cui oltre 3 solamente in Italia secondo le rivelazioni di MyMovies. Negli USA ancora non è uscito e l’imdb dà una dubbia distribuzione a Luglio 2016, un mese notoriamente dedicato ai grandi blockbuster, dovrà vedersela infatti contro La leggenda di Tarzan, The BFG di Steven Spielberg, l’animazione di Pets della Illumination, il reboot di Ghostbusters, il terzo Star Trek della Paramount e persino l’ultimo Jason Bourne. Sfidanti che lasciano presagire una brutta fine.

Ci si augura non sarà così, per quanto Muccino non sia certo il miglior rappresentante dell’Italia all’estero, ricorda comunque al mondo la presenza del nostro paese, la capacità di coinvolgere le masse e trasportarle al cinema. Su questo aspetto verte infatti parte dell’intervista, ciò che più ha sorpreso Muccino negli USA è il sistema di marketing, una macchina da decine di milioni il cui lavoro può radicalmente cambiare le sorti del film. Un sistema che Muccino vorrebbe vedere anche in Italia e su questo siamo in pieno accordo. Del resto Muccino ha un buon occhio per il mercato, pur avendo difficoltà nel definirlo rispetto all’arte, un connubio indissolubile ancora guardato con diffidenza da molto pubblico e, purtroppo, molta critica.

Il cinema vive dei suoi consumatori e il regista romano ben lo sa, sostenendo come una sala vuota sia a tutti gli effetti un fallimento (momentaneo almeno). Dunque non si poteva non parlare del rapporto tra il proprio mestiere e l’essere spettatore, un dettaglio, anche richiesto dall’organizzazione di Maestri alla Reggia, che lo ha portato a selezionare tre clip da altrettanti film da lui considerati un’ispirazione per il proprio cinema.

È stato quindi il momento di proiettare sugli schermi in sala una scena de Il viaggio delle scimmie, un film cult riconosciuto subito con questo titolo dai sussurri della platea, con qualche voce fuori dal coro che vi ha invece visto Il pianeta delle scimmie. Peccato si trattasse della scena cult L’alba dell’uomo dal capolavoro di Stanley Kubrick 2001: Odissea nello spazio, a detta di Muccino una delle vette più alte della settima arte. Cinema che, parole sue, “esiste perché esiste Fellini anche”, portandoci alla terza clip da , il finale con la famosa passerella di Nino Rota, mentre alla seconda è stato possibile godersi la stupenda conclusione di Umberto D. di De Sica.

Il cinema italiano come faro, specialmente per il drammatico La ricerca della felicità, un film che secondo Muccino guarda molto a Ladri di biciclette, con cui qualche dettaglio di trama è anche condiviso, ma alla lunga sembra esser più fratello de La vita è bella di Benigni che del capolavoro storico di Vittorio De Sica. Adesso siamo in attesa del suo prossimo film, L’estate addosso, un ritorno in Italia che lo ha portato a viaggiare col cast anche negli USA e a Cuba, “un film molto piccolo e molto leggero”, primal lo definisce lui non trovando un termine adeguato nella nostra lingua per descriverlo.

Arriverà il prossimo anno nelle sale italiane o, chissà, forse anche prima essendo segnato ovunque come destinato alla distribuzione nel 2016. Prima ancora di quel momento a noi toccherà aspettare il terzo appuntamento (il primo un Matteo Garrone purtroppo perso), quello con Gianfranco Rosi, vincitore del Leone d’Oro alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia con Sacro GRA e dell’Orso d’Oro all’ultimo Festival Internazionale del Cinema di Berlino con Fuocoammare. La data ancora da confermare da Maestri alla Reggia, ma noi faremo di tutto per esserci ancora e non perdere l’occasione di assistere a dei necessari quanto interessanti incontri coi grandi rappresentanti della settima arte in Italia.



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