La guerra civile in Siria è sotto gli occhi di tutti così come i siriani sono sotto le bombe di coalizioni internazionali, regimi dittatoriali e terroristi provenienti da altri territori. La situazione è drammatica, raccontata dall’esterno dai media internazionali, un difetto altrui utile a incrementare l’importanza di Young Syrian Lenses, documentario di Filippo Biagianti e Ruben Lagattola in concorso all’edizione 2015 della kermesse online Via Emilia Doc Fest. Un film definibile, senza troppi giri di parole, fondamentale per costruire un’immagine della quotidianità in Siria.

Young Syrian Lenses offre una serie di pregi di cui discutere, prima di tutto la scelta dei protagonisti, i giovani giornalisti di Halab News, un magazine online che fa del citizen journalism un’esperienza professionale, facendosi allo stesso tempo vita e lavoro per chi al posto della pioggia, vede barili di esplosivo piovere dal cielo. Biagianti e Lagattola seguono le ricerche, filmano l’interesse dei giornalisti dalle più disparate competenze – fotografi, video maker e via dicendo – e restituiscono allo spettatore una visione mediata, neutrale, della vita siriana, senza prese di posizione di alcun tipo.

Un buon punto di partenza per dar voce sin da subito alla non affiliazione a uno schieramento, che siano le milizie di Assad e gli alleati della Russia, la coalizione NATO guidata dagli Stati Uniti, le forze di liberazione siriane oppure i fondamentalisti islamici dello Stato Islamico. Siamo ad Aleppo e tra decine di morti da aggiungere alla lista dei decessi ogni giorno, vi è una vita distorta, spaccata dall’assenza di un aiuto centrale e sostituita da una solidarietà vivace, sincera, cui si aggiungono i ragazzi di Halab News, con un servizio di informazione che fa da ponte tra gente e istituzioni.

Sul fronte artistico Young Syrian Lenses non si presenta, rendendo superficiale e ingiusto affidarsi a un metro di giudizio appartenente a un’altra frangia del cinema documentario. Lagattola e Biagianti fanno giornalismo, compiono un dovere verso i cittadini siriani – tali restano, tali dovrebbero essere agli occhi di una comunità internazionale che sembra aver rubato loro la sovranità – e internazionali, martellati da immagini e video privi di uno scopo o della necessaria capacità di narrare gli eventi, anziché limitarsi alla pura e piatta esposizione degli stessi. Meriterebbe spazio nelle migliori vetrine.