Cinema

In Sala. The Program

Fausto Vernazzani

Lance Armstrong corre sullo schermo nel fallito biopic diretto dall’esimio e pluri-premiato regista inglese Stephen Frears.

 

Ebbe tutto inizio il Gennaio del 2013 o potremmo dire il contrario. L’intervista rilasciata da Lance Armstrong a Oprah Winfrey fu un punto di svolta nella storia dello sport, il ciclista sette volte vincitore del Tour de France, un’icona della lotta contro il cancro e motivatore come pochi altri: era “una grande bugia”, parole usate da lui stesso seduto dinanzi alla celeberrima presentatrice statunitense. Ogni singola vittoria fu ottenuta grazie alle più disparate sostanze dopanti: il documentarista Alex Gibney la chiamò The Armstrong Lie.

Stephen Frears, regista affatto nuovo o inesperto nel biografico (suo l’eccellente Mrs. Henderson presenta e i pluripremiati The Queen e Philomena), è sembrato sin da subito la scelta migliore per portare al cinema la bugia, anche se, pur trattandosi di un biopic, il suo The Program rappresentava una sfida. Non una donna forte, un personaggio ammirevole – solo in parte nel caso della Regina -, bensì un uomo che ha deluso i fan del ciclismo di tutto il mondo: ha distrutto il sogno di un uomo capace di rompere gli schemi, abbattere i record.

Fallisce, su tutta la linea. La regia patinata, tutto sommato funzionale ai temi trattati nei tre biopic precedenti, lascia il passo a uno stile neutro, dalla fotografia poco curata e con immagini didascaliche. Inquadrature oblique per restituire l’impressione di una spaccatura, una stortura nel sistema, scolastiche, che, unite insieme ai primi piani di un cast poco all’altezza della situazione, trasformano The Program in un’opera difficile da attribuire a un regista di serie A. Ma l’aspetto più frustrante è un altro: l’eccessiva concentrazione sul programma di doping più che sull’uomo.

Bisogna ammetterlo, il titolo, The Program, calza a pennello, ma i monologhi e i flashback ricordano più una sit-com senza gag e da qualche parte deve essersi perso il talento di Frears di far uscire il meglio dai suoi attori. O dobbiamo credere fosse sempre tutto merito delle Helen Mirren e delle Judi Dench? Non impossibile. Questa sarebbe l’impressione sotto cui potremmo cadere osservando le pessime performance di Jesse Plemons, Denis Menochet e Guillame Canet mentre sono solo accettabili Ben Foster (Armstrong) e Chris O’Dowd (David Walsh).

Sorprendono, in negativo, la netta chiusura una volta raggiunto il climax, la confessione da Oprah, e la crudeltà con cui sono stati tagliati fuori e mal rappresentati personaggi non indifferenti come l’avvocato Stapleton (Lee Pace) e Bob Hamann (Dustin Hoffman sì e no presente un paio di minuti). Frears delude,  ma niente è così brutto come vedere la propria fame di giustizia insoddisfatta con una chiusura frettolosa e raffazzonata. Un po’ come tutto il film.


Dettagli

  • Titolo originale: The Program
  • Regia: Stephen Frears
  • Fotografia: Danny Cohen
  • Musiche: Alex Heffes
  • Cast: Ben Foster, Chris O'Dowd, Jesse Plemons, Dustin Hoffman, Lee Pace, Guillame Canet, Denis Ménochet
  • Sceneggiatura: John Hodge

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