Cinema

DestinazioneVacanze. Cédric Klapisch: la trilogia di Xavier

Valentina Esposito

Da Barcellona a New York si complica e si snoda la vita di Xavier, protagonista della fortunata trilogia di Cédric Klapisch, che scruta e raccoglie attraverso gli occhi e il cuore del suo eroe, frammenti, visioni e souvenir in tre città diverse per ritmo e per appeal.

L’epopea di Xavier, in partenza per l’Erasmus, inizia a Barcellona ne L’appartamento spagnolo. La Spagna, con la sua calda accoglienza, diventa il luogo perfetto per fotografare un mondo sempre più multietnico e variopinto ma anche l’incertezza e la confusione di Xavier, sia come giovane studente alle prese con il futuro e sia come straniero. Catapultato in poche ore in una realtà a lui sconosciuta deve destreggiarsi apprendendo una nuova lingua, specchio di una percezione diversa della vita. Proprio questi sentimenti portano Cédric Klapisch a dipingere Barcellona secondo la visione che ce ne potrebbe dare un qualsiasi studente reduce dall’esperienza Erasmus: la vita che inizia non prima delle dieci di sera e che finisce al mattino tra balli, locali notturni, alcool e musica assordante, l’allegria degli spagnoli e l’alternanza di quartieri dabbene ad aree più modeste dove dietro l’angolo c’è sempre uno scorcio di mare. La Barcellona di Klapisch è il perfetto caos e una manifestazione dichiarata di libertà individuale che si contrappone ad una Parigi precisa, ordinata e burocratica, che nasconde sotto il letto l’animo letterario e sognatore di Xavier destinato di lì a poco ad esplodere.

La storia di Xavier si complica in Bambole Russe: in alternanza tra Parigi e Londra, ancora una volta le peculiarità della città di turno si fanno specchio dello stato d’animo del protagonista. La Parigi fredda e distante da Xavier de L’appartamento spagnolo, si apre dolcemente accogliendo i capricci di chi nella città della Tour Eiffel ci lavora: nessuna inquadratura che strizzi l’occhio alle bellezze parigine o che si abbandoni al piacere di filmare lunghe strade che si incrociano, ma solo un nervoso alternarsi di interni ed esterni che lasciano parlare le voci di chi la città la vive ogni giorno nelle sue fragilità e consolazioni. Parigi è silenziosa e laboriosa, si assorda solo di notte correndo il rischio di farsi romantica tra le luci dei lampioni e la tranquilla acqua della Senna, quando fare i conti con la solitudine è inevitabile. Una Parigi decisamente diversa da quella che Klapisch ci presenta ne L’appartamento spagnolo: se in quella di Xavier scorgiamo le insoddisfazioni e i problemi di chi in fin dei conti è arrivato – dal creativo all’operaio, dalla donna d’affari alla star viziata – nell’altra pellicola lo spazio di Parigi è dedicato a chi vive ai margini, destinato a sopravvivere più che vivere. Si sorride e ci si abbandona alla riflessione più che alla frenesia, in un paesaggio da cartolina ombrato e opaco.

Se Parigi resta per Xavier inafferrabile, è Londra a mettergli la testa a posto:  la Londra di Klapisch fa ordine nella vita sentimentale e lavorativa di Xavier. Le strade ampie e immense dei quartieri residenziali contrastano quelle affollate e ammalianti del centro cittadino che nasconde svaghi e opportunità dietro ogni angolo. Non c’è tempo per fermarsi: tra andate e ritorni, soggiorni brevi e nottate di lavoro, il ticchettio dell’orologio inglese segna l’equilibrio perfetto tra i doveri e i piaceri impiantando le sue lancette persino sul cuore.

L’ultima fermata e viaggio di Xavier è nella Grande Mela: in Rompicapo a New York, quell’accennato desiderio di cosmopolitismo e di integrazione culturale ne L’appartamento spagnolo, raggiunge l’apice nel movimento inarrestabile di New York e il suo traffico, con cui c’è da fare i conti in auto ma anche negli uffici della burocrazia. È la storia infinita dello straniero che per guadagnarsi la cittadinanza americana deve scendere a patti persino con le sue convenzioni sociali. La New York che vediamo attraverso gli occhi di Xavier, è quella degli stranieri indaffarati che vivono tra i tetti, i muri colorati dai graffiti e le insegne luminose di Chinatown per guadagnarsi un posto nel mondo dei mondi. Come canta qualcuno, per Klapisch New York è una scommessa d’amore ma anche una corsa contro il tempo e le sue evoluzioni sociali, culturali e politiche.



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