Se c’è un nome che ormai ha trovato la sua definitiva consacrazione nel panorama comedy americano, questo senza dubbio risponde a quello di Seth MacFarlane. Già noto per essere il creatore delle serie tv a cartoni animati  American Dad, I Griffin e The Cleveland Show, MacFarlane si è affermato come autentico factotum di Hollywood e negli ultimi anni ha deciso di intraprendere, con grande successo di pubblico e critica, la carriera da regista portando sul grande schermo il buffo personaggio dell’orsacchiotto Ted, divenuto simbolo dell’americano medio sboccato, volgare e dedito a godersi la vita in ogni modo e senza limiti. Dopo il grande successo del film del 2012, l’autore americano intende battere il ferro finché è caldo e torna con un secondo capitolo, intitolato appunto Ted 2, dall’esito simile al precedente in quanto a vena comica e una messa in scena accattivante è capace di coinvolgere lo spettatore.

Ted e la sua amata Tami-Lynn (Jessica Barth) hanno deciso di coronare il loro amore con il matrimonio. L’idillio iniziale, tuttavia, lascia presto spazio ad incomprensioni e furiosi litigi domestici che vengono stemperati soltanto dalla decisione di adottare un figlio. Una scelta che purtroppo deve fare i conti con una giustizia americana che non riconosce l’orsacchiotto come una persona, bensì come un bene. Ha così inizio una lunga battaglia legale durante la quale l’adorabile peluche viene supportato dal suo rimbombamico John (Mark Wahlberg) e dalla giovane e affascinante avvocatessa Samantha (Amanda Seyfried).

Questo secondo capitolo raffigura i due protagonisti molto meno “Peter Pan” rispetto al precedente e punta a metterli alle prese con i reali problemi della realtà quotidiana, quali matrimoni andati male e gli ostacoli insormontabili della burocrazia. La stessa burocrazia che costringe Ted a lottare per i propri diritti e a far sentire la propria voce per urlare a tutti che anche lui, pur essendo fatto di piuma e congegni elettronici, può provare sentimenti veri ed autentici come qualsiasi essere umano. MacFarlane dunque infarcisce la vicenda di elementi politici e di forte critica sociale ad un’America, a suo dire, ancora indietro nel riconoscere le minoranze. Tale contenuto serioso per fortuna non fa disperdere al film tutta la sua carica irriverente e la vicenda, specie nella parte finale, ripropone il suo carattere fanciullesco con un tripudio di maschere di supereroi e una miriade di citazioni di film anni Ottanta (anche qui è presente Sam J. Jones, il mitico Flash Gordon). Una pellicola nel complesso ben riuscita grazie ad un cast, che vede anche la partecipazione di Morgan Freeman, perfettamente calato nei ruoli e con un Wahlberg e una Seyfried in ottima forma.